Delitti in provincia



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Delitti in provincia
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La provincia, il piccolo centro abitato, il borgo. Luoghi che ci sembrano sicuri, tranquilli, immuni dalle brutture delle società moderna. Almeno lo pensavamo, lo credevamo o ci illudevamo che fosse così. Poi la televisione ha cominciato a raccontarci delle rapine in villa e un poco ci siamo ricreduti anche se, in fondo, ritenevamo l’atmosfera ovattata della campagna ancora sopportabile.
La nostra consapevolezza è però definitivamente crollata quando le telecamere hanno inquadrato il sangue del delitto di Cogne, l’efferatezza di Novi Ligure o, più recentemente, il dramma di Erba che è diventato addirittura una fiction… Da lì abbiamo capito: la provincia, da anni, non è più un’isola felice, anzi. E’ un posto in cui il nero entra prepotente e fa ancora più paura.
Per queste ragioni trovo azzeccata, e intrigante al tempo stesso, l’idea di raccogliere piccole storie nere in un’antologia, di raccontare il lato oscuro dei piccoli centri. L’ha curata Marco Vichi per l’editore Guanda e s’intitola “Delitti in provincia”.
Nel libro nove autori descrivono realtà specifiche, isolate, distanti fra loro, eppure simili perché le debolezze e le miserie umane sono sempre le stesse da qualsiasi latitudine le si guardi.

Le pagine sono un excursus su e giù per il Belpaese: dalla Pordenone di Tullio Avoledo alla Montecatini di Emiliano Gucci, dall’entroterra ligure di Marino Magliani alla Ravenna di Gianluca Morozzi, dalla Viareggio di Divier Nelli alla Sicilia profonda di Domenico Seminerio, dalla Parma di Valerio Varesi alla Massa Carrara di Marco Vichi. C’è perfino spazio per un’incursione oltre frontiera, nella Svizzera ticinese, di Andrea Fazioli.
Un’Italia poco conosciuta, al di là degli stereotipi. Vitale ma al tempo stesso attraversata da un impalpabile malessere che può sfociare in disagio e poi esplodere.
Tra i vari racconti, non tutti bellissimi va riconosciuto, ne segnalo tre.
Ben scritto e scorrevole quello di Tullio Avoledo che apre la raccolta. Una vicenda di satanismo in salsa friuliana, anche se forse un po’ troppo pieno di cliché, ambientata durante il festival letterario PordenoneLegge, in cui si citano luoghi e personaggi esistenti. Il tranquillo tran tran della manifestazione letteraria viene sconvolto dall’arrivo di uno degli autori ospiti: un antisemita, attirato dal Maligno…
E’ invece una Parma opulenta e oscura, quella descritta da Valerio Varesi che abbandona il suo classico stile pacato per una narrazione aggressiva, incalzante e molto efficace. Mette a nudo i segreti di una città che sembra vivere al di sopra delle proprie possibilità, pronta a bruciare per un capriccio di una notte i risparmi di una vita.

paolo roversi per Stilos

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