I traditori – Fiona Neill



Fiona Neill
I traditori
Piemme
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Lisa e Rosie sono amiche sin dall’infanzia. Crescono nel Norfolk, terra di mare e di natura selvaggia, e hanno condiviso tutto: la scuola, gli amici, la maternità. Fino al giorno in cui Lisa – la più spregiudicata delle due – allaccia una relazione extraconiugale con il marito di Rosie. 
Il legame si spezza, dolorosamente, e lascia tracce indelebili in tutti i protagonisti del più classico dei drammi familiari. 
Rosie va a vivere con i due figli, Daisy e Max, cedendo all’ex marito Nick la casa di famiglia. Affronta le difficoltà di una madre single ma – soprattutto – si trova a dover gestire il disturbo ossessivo compulsivo di cui è vittima Daisy. Una patologia talmente pervasiva da condizionare i comportamenti della ragazza e la vita di chi si prende cura di lei, compreso il piccolo Max. Il ragazzino, suo malgrado, dovrà indossare gli scomodi panni di complice della sorella, nei tentativi posti in essere da quest’ultima per occultare agli occhi dei più le sue stravaganti compulsioni: ripetizioni ossessive di parole o movimenti corporei, sequenze di azioni stereotipate, formule rituali.
Dopo anni di distanza e di silenzio, Lisa – gravemente malata – scrive a Rosie, che nel frattempo è diventata medico di chiara fama, chiedendole di incontrarsi per un’ultima volta. 
Questo evento scatena i malumori sopiti in tutti i protagonisti della tragedia, ognuno dei quali darà inconsciamente una versione diversa dei fatti di quei giorni lontani che segnarono la fine di due unioni matrimoniali. 
I traditori è la storia di come la malattia possa sconvolgere la vita di chi ne soffre e di chi vive accanto al malato.
I traditori è anche una riflessione sul ruolo dei ricordi, che possono essere più o meno intenzionalmente manipolati per sopportare il peso delle proprie azioni.
La scelta della narrazione a più voci non è una novità ma è ben padroneggiata dall’autrice, che costruisce il romanzo su due piani temporali distinti, alternandoli. 
Alcune tematiche collaterali – la critica alle teorie mediche new age, il rischio di rivolgersi a ciarlatani predisposti a sfruttare le disgrazie altrui, il senso di colpa nei confronti dei figli, la rabbia di questi ultimi per aver subito le scelte sentimentali dei genitori, la solitudine esistenziale dei single – avrebbero meritato un approfondimento, per garantire maggiore intensità al tratteggio dei personaggi.
Fiona Neill riesce tuttavia a coinvolgere il lettore in un crescendo emotivo sufficientemente calibrato, fino a un inaspettato finale in cui si scopre quanto il disagio mentale abbia avviluppato la vita dei personaggi al punto da rendere impossibile distinguere fra bene e male, vittima e carnefice, malattia e cura della stessa.

Il libro in una citazione 

“Tutti noi cerchiamo di trovare degli schemi che possano spiegare il nostro mondo, darci l’illusione di controllarlo. Ogni giorno trascorriamo ore e ore a cercare di dargli un senso, e molti di noi rimaneggiano le proprie esperienze in una narrazione di vita da poter tramandare alle future generazioni. La grande lotta per la vita non riguarda cibo e acqua, è la lotta per l’armonia narrativa”

Sabrina Colombo

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