L’incertezza della rana – Giorgio Bastonini



Giorgio Bastonini
L’incertezza della rana
Mondadori
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L’omicidio di Gianluca Romano detto “spaghetto”, giovane appartenente alla famiglia mafiosa che tiene le redini di tutti i traffici illeciti di Latina, appare a prima vista come un regolamento di conti tra malavitosi.
Sul luogo dell’omicidio viene chiamato Paolo Santarelli, pubblico ministero di Latina che si occupa di reati contro la persona. Un caso apparentemente semplice, anche perché dopo poche pagine l’assassino viene preso. Ma Santarelli, non si ferma, c’è altro da scoprire, glielo dice prima di tutto il suo intuito, ma anche la scoperta di un allevamento di una pericolosissima rana amazonica nelle campagne di Latina. Che senso ha? Come sono arrivate lì e perché?
“Uno strano pubblico ministero” è il titolo del precedente libro di Bastonini e, in effetti, Paolo Santarelli strano lo è davvero. Pur avendo fama di magistrato integerrimo e battagliero, il nostro PM è uno che agisce di pancia, senza formalismi, esponendosi in prima persona. Gira solo in bici o su uno scassato motorino, si veste in modo poco congruo per un magistrato, indossa converse e felpe con colori e abbinamenti improbabili, come originali sono le suonerie del suo cellulare.  Accetta confessioni informali in mezzo alla strada e il suo unico amico è un pregiudicato di estrema destra che gestisce un bar: Santarelli è umano in un mondo dettato da rigide norme e regole. Questo rende il personaggio simpatico al primo colpo, anche perché Bastonini ce lo presenta da subito così, in situazioni che sottolineano il senso dell’ironia di fondo che permea il romanzo. L’atipicità del Pm risulta ancora più evidente quando deve incontrarsi con il suo superiore Mannini, che è il prototipo del perfetto PM.
Se dal lato professionale Paolo è un caterpillar, sul lato sentimentale e umano ha qualche défaillance: soffre di una certa incapacità di relazionarsi con il mondo, ha un rapporto complicato, anche dalla distanza con la fidanzata che vive a Milano, alla quale manda messaggi alle ore più assurde,  e una famiglia con la quale non ha grandi rapporti.
L’unico amico e confidente è Livio, il gestore del bar Il Piccolino, pregiudicato per bancarotta, aspetto da picchiatore di estrema destra che però ha come migliori amici degli extracomunitari. Il bar è il rifugio di Santarelli e anche la migliore fonte di informazione, il centro delle voci e dei pettegolezzi del paese.
Paese sì, perché seppur città e capoluogo, Latina ha le caratteristiche del piccolo centro e Bastonini ci si muove a suo agio, descrivendone pregi e difetti, bellezze e brutture, contraddizioni e criticità, come il clan di Rom stanziali che imperversa in città avendo il monopolio di spaccio, usura e estorsione. Una città che non è il semplice set in cui far muovere i personaggi, ma ha un suo ruolo ben preciso, da comprimaria.
L’incertezza della rana è un romanzo saldamente ancorato alla realtà e alla cronaca ( nelle note Bastonini dice che alcuni dei dialoghi della famiglia Romano sono presi da vere intercettazioni) e  anche la storia della rana amazzonica ha basi scientifiche, L’autore dimostra  grande abilità nel mescolare tensione e leggerezza, raccontando uomini e situazioni di provincia che tuttavia affliggono l’Italia intera.
E a questo proposito non manca un riferimento a un clamoroso caso di cronaca che nella finzione letteraria Santarelli si trova a dover giudicare sostituendo un collega che è un personaggio che c’è pur non comparendo quasi mai: un PM assenteista cronico, campione nel darsi malato, per riapparire poi abbronzatissimo.
“L’incertezza della rana” conquista per l’originalità del personaggio, della trama, per l’ umorismo e per il linguaggio semplice e immediato di una storia che indaga non solo un caso giuridico, ma anche nella complessità dell’animo umano e nelle strade di una città che diventa protagonista principale accanto a Santarelli: Uno strano pubblico ministero che piace.

Cristina Aicardi

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