Wulf Dorn torna per indagare e raccontare le nostre paure. Nostre, sì, perché in tutti i suoi libri quelli che esplora sono i timori, gli incubi che popolano i nostri sogni e che tutti nella vita dobbiamo prima o poi realmente affrontare.
Questa volta ci parla della perdita, dell’abbandono, del distacco da chi abbiamo amato. Dei sensi di colpa che possono attanagliare l’anima.
Perdere, elaborare il lutto, rialzarsi e continuare è un duro percorso di crescita. E questo deve fare Simon, il giovane protagonista del libro, sopravvissuto a un incidente stradale nel quale hanno perso la vita i genitori.
A complicare il tutto c’è l’autismo da cui è affetto. Per un ragazzino che ha bisogno di avere tutto sotto controllo, che necessita una precisa ritualità giornaliera, questa perdita è ancora più devastante.
Ecco quindi arrivare i “ lupi”, gli incubi.
Sogno, realtà e paure si mischiano in un racconto che scava sempre più a fondo nell’animo di Simon e in quello del lettore.
Dorn fa ricorso a tutta la simbologia della paura, dell’ignoto che spaventa, quella che si ritrova già anche nelle favole per bambini: i fantasmi, i lupi, appunto, tortuose stradine in fitti boschi, case abbandonate, misteriose visioni di porte chiuse che nascondono chissà cosa…
Simon è perso in questa terra di mezzo, tra timori e incertezze, con in più la sensazione tipica dell’adolescenza di non appartenere più all’infanzia, ma nemmeno ancora al mondo degli adulti, dal quale fatica a essere accettato.
Un racconto che si struttura come un viaggio doloroso nella mente e nelle paure, un thriller psicologico avvincente, dove nulla è come sembra, una storia profonda, ma raccontata con studiata e colta semplicità e sensibilità.
Un incubo tutto da leggere.
Incubo
Cristina Aicardi