Le montagne ghiacciate di Kolyma




Le montagne ghiacciate di Kolyma

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copLE MONTAGNE GHIACCIATE DI KOLYMA

di Lionel Davidson

Mondadori

Il capolavoro ritrovato che ha conquistato l’Inghilterra. Senza dubbio il miglior thriller dell’anno” – Robert Harris

Uno dei thriller più potenti di sempre” The Times

Una meraviglia di ghiaccio e inventiva. Il signor Davidson non solo ha salvato la spy story dalla scomparsa, ne ha riscritto le regole.
The New York Times Book Review

Uno dei più appassionanti romanzi del secolo” – Charles Cumming

Straordinario. Un romanzo che ha raggiunto il livello del Silenzio degli innocenti di Thomas Harris” – Toby Young, Spectator

Un capolavoro ritrovato. Un’avventura coinvolgente in un’ambientazione selvaggia. Il più bel thriller io abbia mai letto” –
Philip Pullman

Nel 2014, la prestigiosa casa editrice Faber & Faber ripubblica Kolymsky Heights, il romanzo di spionaggio che Lionel Davidson scrisse
nel 1994. Il successo, a distanza di vent’anni, è immediato e rivela al mondo uno scrittore.

“Caro amico, quanto tempo è passato… già quanto? Sappi comunque che ti aspetto con ansia. Sono accadute tante cose, tante cose che non devo
dimenticare, e per questo approfitto del tempo che mi resta per stenderne un resoconto, oltre che per darti un avvertimento. Ciò che sto per raccontarti ti apparirà molto strano, ma per ora dovrai limitarti a ripercorrere il succedersi degli eventi insieme a me.”
(incipit di Le montagne ghiacciate di Kolyma di Lionel Davidson)

È stato detto che Le montagne ghiacciate di Kolyma è un capolavoro, il miglior thriller mai scritto (Pullman), ma perché?

Per il suo impianto classico innanzitutto. Uno scienziato morente, imprigionato in un laboratorio sovietico perduto in un’immensa e desolatissima Siberia, fa pervenire un disperato messaggio in codice a Johnny Porter, indigeno canadese del popolo Gitskan, erudito, scienziato e profondo conoscitore dei dialetti siberiani: lo supplica di raggiungerlo in segreto, a tutti i costi, lui, lui solo. E Porter, agente dei servizi segreti americani, accetta la sfida; compie un viaggio impensabile, rischia la vita per un segreto cifrato e poi tenta la più grande fuga di tutti i tempi, quasi impossibile. Andata e
ritorno perciò, non diversamente da tanti altri romanzi. Ma pochi sono gli scrittori che, come Davidson, riescono a incastrare i dettagli nella storia con tanta intelligenza, passione e necessità. Basta leggere di come Porter riesce a infiltrarsi su una nave giapponese sostituendosi a un marinaio coreano – la sua bravura nel parlare esattamente quel particolare dialetto coreano, la sua capacità di imparare a memoria le mappe della nave, come si sostituisce in modo perfettamente plausibile, invisibilmente, al marinaio di cui prende il posto e di come, infine, si procura i documenti e i falsi permessi senza lasciare tracce, senza che nessuno si accorga di nulla…
E ancora – episodio destinato a rimanere celebre nella letteratura di spionaggio – di come Porter si procura il mezzo per percorrere le migliaia di chilometri della fuga. Una jeep che si costruisce da solo in una caverna di ghiaccio a 50 gradi sotto zero, nella desertica regione di Kolyma, lavorando giorno e notte e rischiando di morire di fame, avvitando ogni singolo pezzo e bullone con tale perizia ingegneristica che ci si domanda se davvero Davidson non abbia prima provato a costruire quella jeep nel suo garage e soltanto in seguito, verificata la possibilità reale, abbia deciso di metterla nel suo libro.
E poi il paesaggio, impressionante per come si presenta agli occhi e ai sensi del lettore, un inferno di ghiaccio eterno nelle notti senza fine della Siberia.
E poi le figure femminili, indimenticabili per la loro tenerezza e, certe volte, per la loro spudoratezza.
E ancora la paura, il coraggio, l’ambientazione selvaggia, l’intreccio romanzesco, i dialoghi sofisticati, le invenzioni narrative.
Imperdibile, parola di Robert Harris.

Lionel Davidson (1922-2009) è nato in Inghilterra, nello Yorkshire, ha lasciato presto la scuola e, prima d’esordire nella letteratura, ha svolto a lungo l’attività di giornalista freelance. Vincitore per tre volte del Golden Dagger Award, è considerato uno dei maggiori scrittori di thriller del Novecento. È stato paragonato a Graham Greene e John le Carré. Le montagne ghiacciate di Kolyma (Kolymsky Heights) è stato pubblicato nel 1994. La stesura del romanzo, considerato il suo capolavoro, ha impegnato l’autore per quindici anni.

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