Una piccola cittadina dell’Inghilterra settentrionale in cui avvengono aggressioni violente e inspiegabili. Un giornalista e un detective pronti a indagare su questi casi e soprattutto suspense e mistero in un romanzo che tiene incollati il lettori pagina dopo pagina fino alla fine. Questi sono alcuni degli elementi del romanzo – edito da Bollati Boringhieri – “Giorni sempre più bui” di Benjamin Myers, un autore che – anche questa volta – si rivela bravissimo nel cogliere lo spirito e l’essenza di un luogo.
Myers apre il romanzo con tre frasi concise che suonano come un macabro haiku : “Una sagoma, stravaccata. Somiglia a un cumulo di rifiuti rovesciati.Un ammasso di detriti”. Quello è il “segno che la lunga stagione degli incendi, della febbre, del buio e della morte è iniziata”.
Tra i giornalisti che accorrono sul posto per documentare quanto accade, Roddy Mace, in forze al giornale locale, cerca di raccontare i fatti, ma le sue indagini gli portano solo nuovi dubbi.Si rivolge allora al detective James Brindle per chiedere aiuto. Quando si verificano però ulteriori attacchi, la comunità distrutta diventa il fulcro di un’accelerazione dei media che privilegia l’immediatezza rispetto alla verità. In questo romanzo dove mito e delitti convergono, Myers ci parla di un luogo pieno di fascino, di irrisolte questioni di identità e dell’intreccio delle vite di coloro che decidono di non abbandonare il luogo dove sono nati.
Come spiega infatti a Mace il proprietario di un pub, la ‘febbre della valle’ è “una sensazione che si impossessa di chi vive in fondo alla valle, dove è più buio. Ti si attacca addosso, in pratica” . Come infatti accade nei romanzi di Myers, troviamo anche qui una comunità chiusa dove il “paesaggio e il clima hanno plasmato chi ci vive”. Un nuovo caso dunque per la «strana» coppia formata dal giornalista Mace e il detective Brindle, già protagonista di “Blu come te” che non può non avvincere e far riflettere i lettori.