Vuoti a perdere



Massimo Fagnoni
Vuoti a perdere
Eclissi
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Incipit che si snoda in un crescendo angosciante per Vuoti a perdere, il nuovo romanzo di Massimo Fagnoni, di professione poliziotto vero, il terzo con il maresciallo Greco per protagonista, o almeno mi pare.
In un bolognese inverno anticipato da vento, pioggia e freddo Laura, una sedicenne, poco più che un’adolescente studentessa del vecchio e famoso liceo scientifico Righi, scompare. Figlia unica, padre e madre separati e in cattivi rapporti che, facendo a scaricabarile tra loro, trascurano la vita della figlia.
Solo due compagni di scuola di Laura, ma soprattutto suoi amici, preoccupati per lei vanno a cercare  l’aiuto dal maresciallo Greco – meridionale, scapolone, quasi cinquantenne un po’ sgualcito, con per alter ego domestico tanta televisione – e dai carabinieri del suo gruppo di via dell’Osservanza.
Quello della ragazza potrebbe essere un allontanamento volontario, un’amorosa fuga di minorenni? Greco, strapazza un po’ i genitori, poi però si limita ad accogliere la denuncia e a far avviare qualche ricerca. Ci sono tante, troppe cose da fare anche se, per sua fortuna, arriva finalmente a integrare il nucleo operativo il veneto tenente Cescon, ex veterano dell’Iraq, e tra i due la simpatia è immediata.
Ma il ritrovamento, da parte della polizia forestale del cadavere della ragazzina assassinata in un laghetto della campagna fra Bologna e Ferrara, fa decollare le indagini.
E tutto porta a pensare che il delitto sia maturato tra le pareti del Liceo. Cosa c’è dietro? Droga? Prepotenza e trasgressione? Malavita? Amori proibiti?
Un’indagine difficile, che deve anche confrontarsi con la nuova e sfacciata mentalità della ragazzaglia che frequenta gli annoiati ricchi bolognesi di nuova generazione. Un mondo artefatto e meno male che alcuni militi riescono ancora a navigare in quella marmaglia locale che comunica con un linguaggio da iniziati.
Ma si dovrà scavare anche in altre zone della città, luoghi battuti da una fauna giovanile completamente diversa. Con per unico punto in comune con i “signorini del centro” il vuoto di interessi e la violenza come unico linguaggio possibile.
Greco deve andare avanti per la sua strada, frugare a fondo per scovare la brutta verità, con la grande consolazione stavolta di un affettuoso sorriso di donna tutto per lui.
Le figure degli uomini delle forze dell’ordine, all’inizio un po’ volute, prendono in seguito miglior corpo e il ritmo. Forse un tantino lento all’avvio si riscatta presto e bene. Piacevole la narrazione al presente.

Patrizia Debicke

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