Come il lupo



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Come il lupo
einaudi
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Una scrittura limpida ci conduce per mano in questa vicenda che, come nello stile di Eraldo Baldini, è tutta italiana. E’ italiana nelle superstizioni e nei rituali contadini, è italiana nei riferimenti alla resistenza e lo è nell’immagine triste delle famiglie che abbandonano radici, casa e terreni, per cercare fortuna in città. Il maresciallo Nazario è un uomo carico di disillusioni, il sogno di una famiglia felice si è spezzato, lo Stato per cui ha lottato non è ciò che credeva, gli restano solo i boschi e le volte che riesce a osservare i suoi amati lupi. Quando il caso lo porta a conoscere gli abitanti della Valchiusa, ecco che qualcosa irrompe nella tristezza della sua vita aiutandolo a distrarsi dai problemi senza soluzione, fosse anche il mistero di uno scheletro rinvenuto dopo tre secoli. Ma le cose non stanno proprio come sembrano, poco alla volta il maresciallo della forestale scorge piccole incongruenze, bugie, o meglio verità taciute, come il fatto che lo scheletro rinvenuto non può essere morto da più di vent’anni. Da qui comincia a indagare fra biblioteche, vecchi manoscritti e leggende tramandate oralmente.
Il lettore è trascinato nella vicenda di Nazario, nella sua incapacità di comunicare con la figlia che, giorno dopo giorno, è sempre più chiusa e triste. Anche la crisi di valori è seguita con apprensione, l’amore per la divisa e ciò che rappresenta si sgretola davanti al maglio di uno Stato sempre più distante e autoreferente.
Eraldo Baldini in poco più di 230 pagine mette tanta carne al fuoco, e la cucina magistralmente. La vicenda ha un ritmo serrato e nulla di superfluo, soprattutto niente di scontato fino alla fine, quando Nazario dovrà scegliere fra il dovere e la possibilità di essere felice con la sua bambina.

Umberto Maggesi

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