“In un piovoso venerdì di febbraio, Gerardo Pavese viene trovato sgozzato nel bagno del suo appartamento, in un anonimo palazzone del quartiere Tiburtino. Ausilio Serafini, un ex poliziotto cupo e deluso dalla vita che quel giorno stava andando proprio a far visita alla vittima, un conoscente di vecchia data, si ritrova suo malgrado coinvolto nelle indagini. Serafini è un uomo massiccio con gli occhi duri e il naso storto; alle spalle ha una giovinezza arida e violenta e un matrimonio affogato nel rancore. Dopo aver lasciato la divisa per non essere riuscito a fare i conti con un giro di prostituzione minorile riservato a clienti intoccabili, è finito “nei sotterranei del mondo, in tutti i sensi”. Chi può aver inflitto una morte così efferata a un pensionato che conduceva una vita modesta e ritirata e il cui unico svago era cenare il venerdì in trattoria con un gruppo di amici? Serafini scoprirà che il mondo oscuro nel quale passo dopo passo è costretto a addentrarsi è lo stesso dal quale molti anni prima aveva tentato di fuggire. E che esiste a Roma una rete assassina invisibile ma potentissima che lega i piani più alti a quelli più sordidi della città. Sullo sfondo di una Capitale in disfacimento, popolata di un’umanità feroce e dolente, Stefano Brusadelli ordisce con lingua nitida e impeccabile un perfetto intreccio noir, ma anche una sorprendente riflessione sul rapporto tra il caso e il destino, e sulla vendetta come gesto tragico ma a volte necessario per regolare i conti con la propria esistenza.”
Disponibile da qualche mese, Gli amici del venerdì (Mondadori) è l’ultimo, bel romanzo noir di Stefano Brusadelli, giornalista e scrittore romano.
Ambientato in una capitale plumbea e livida nei mesi invernali, umidiccia e soffocante nei mesi estivi, Gli amici del venerdì ci apre davanti agli occhi scenari inquietanti, popolati da un’umanità dolente e composta da personaggi equivoci e aridi, spesso caratterizzati da problemi fisici e tare mentali che ne fanno dei pericolosi o repellenti border-line. Anche il protagonista, Aurelio Serafini, è ben lontano dagli stereotipi del protagonista “bello e positivo” cui siamo stati troppo spesso abituati. Le sue indagini si dipanano a fatica in ambienti equivoci e deviati, i suoi metodi spesso violenti sono assai poco ortodossi e anche le sue motivazioni ci appaiono piuttosto oscure, anche se tutto si chiarirà nell’amaro finale.
Roma ci viene sempre presentata come una metropoli in fase di avanzato degrado sociale, degno e cupo scenario in cui far agire un’umanità degradata. Anche qui spesso, sotto una scorza di apparente rispettabilità, si celano vizi inconfessabili, quasi nessuno si salva a livello morale, e molte volte il caso governa, in negativo, i destini di tutti.
Bel romanzo noir, insolito e triste, a volte violento, con una storia complessa ma ben governata, scritto in maniera personale e con uno stile spesso “drammatico”. Non conoscevo finora Stefano Brusadelli, ma è valsa sicuramente la pena leggere il suo libro.