Barbara Baraldi sarà uno dei grandi ospiti del NeggiaGialla Suzzara Noir Festival 2020.
L’appuntamento è a Suzzara (Mn) dal 31 gennaio al 2 febbraio 2020. Barbara Baraldi e la sua Aurora vi aspettano sabato 1 febbraio alle ore 16.00.
Qui tutte le info sul NebbiaGialla 2020
Nell’attesa, vi riproponiamo la nostra recensione a L’ultima notte di Aurora, Giunti.
Con L’ultima notte di Aurora (Giunti editore), Barbara Baraldi porta a compimento una trilogia di grande successo, iniziata nel 2017 con Aurora nel buio, proseguita l’anno dopo con Osservatore oscuro e tutta incentrata sulla figura di Aurora Scalviati, giovane e brillante profiler della polizia in forza al commissariato di Sparvara, dal passato doloroso e drammatico con il quale deve continuamente confrontarsi, a livello sia fisico sia, soprattutto, psicologico.
Aurora sa bene che le ferite dell’anima sono le più difficili da curare e per questo ha accettato di narrare la sua storia durante una conferenza del professor Menni, tra i massimi esperti di disturbi post-traumatici.
Proprio durante la conferenza Aurora incontrerà, però, un’enigmatica ragazza dai lunghi capelli neri, dal cui drammatico suicidio prenderà le mosse la nuova, difficile indagine che si dipanerà poi tra altri agghiaccianti assassini e misteriosi rapimenti, alla caccia di quello che potrebbe rivelarsi un serial killer feroce e inafferrabile come lo spauracchio di una leggenda popolare raccontata nelle valli della Bassa per tenere buoni i più piccoli; il Grigione, che strappa il volto delle sue vittime dopo aver danzato con le loro paure. Aurora dovrà, ancora una volta, affrontare dei rischi enormi, perché scendere a patti con il male può spesso scoperchiare segreti che avrebbero dovuto restare sepolti per sempre.
Come ho premesso, L’ultima notte di Aurora, è un sequel dei precedenti romanzi, ma vive certamente benissimo di vita propria, come del resto il precedente Osservatore oscuro.
Con altrettanto assoluta certezza, però, il romanzo farà nascere nel lettore il desiderio di conoscere anche i primi due libri della serie, se già non li ha apprezzati in precedenza.
Pure questa volta la vicenda è piuttosto complessa e articolata e il romanzo, come i precedenti, discretamente ponderoso (oltre cinquecento pagine).
La lettura scorre e si segue, però, benissimo e, soprattutto dalla metà in avanti, il lettore non vedrà l’ora di arrivare all’ultima pagina per fare luce, insieme alla investigatrice e alla sua piccola squadra, ricomposta dopo qualche traversia, sui misteri che aleggiano intorno al suicidio della giovane misteriosa, a turpi pedofili, a inspiegabili sparizioni e a morti ammazzati, nel presente e nel passato, in circostanze sanguinose.
E anche questa volta a fare da fil rouge sono i misteri e gli abissi della psiche umana, indagando sui quali Aurora, aiutata dall’ex neurochirurgo e assassino Curzi, riuscirà a fare luce sull’intera vicenda ma anche a dipanare, finalmente, un po’ dei propri dolorosi tormenti interiori.
Teatro delle vicende principali Bologna e la Bassa Emiliana, che Barbara Baraldi conosce e descrive ovviamente benissimo, in quanto nativa di questi luoghi, inquadrati in una cupa luce invernale che dà corpo agli incubi più inquietanti.
La storia, non occorrerebbe neppure dirlo, è, come di consueto, costruita benissimo, la tensione è costante (a volte le pagine richiamano, per suspense, i migliori film americani del genere), e non mancano, come nella buona tradizione, qualche falsa pista e, soprattutto, il “botto” finale.
Era difficile far meglio dei primi due, ma, secondo me, Barbara ci è riuscita alla grande.
Wow!
La foto di Barbara Baraldi è di @Laura Penna