Scoprire di morire per cominciare a vivere. Perchè, alla fine, stretti nella morsa della quotidianità è impossibile rendersi conto del tempo che passa. Sfuma cieco, corre stordito dalla routine e ci si trova, giorno dopo giorno, a timbrare con regolarità il cartellino dell’esistenza senza realizzare che quest’ultima sta sfuggendo di mano. Ma se conoscessimo con certezza il giorno della nostra fine? Se si azionasse un count-down che ci descrivesse, con assoluta precisione, cosa sarà di noi. Parte da qui la storia di Lucio Battistini, protagonista di ‘Cento giorni di felicita”, il primo romanzo di Fausto Brizzi. Non a tutti e’ concesso di sapere in anticipo il giorno della propria morte ma Lucio Battistini, quarantenne ex pallanuotista con moglie e due figli piccoli, invece lo conosce esattamente. Anzi, la data l’ha fissata proprio lui, quando ha ricevuto la visita di un ospite inatteso e indesiderato, un cancro al fegato che ha soprannominato, per sdrammatizzare, ”l’amico Fritz”. Cento giorni di vita prima del traguardo finale, cento giorni che numerano altrettanti capitoli del volume e accompagnano in un countdown che riesce a far sorridere nella tragedia perche’ ”nulla commuove piu’ di un sorriso”, si legge sulla fascetta rossa di copertina. Cento giorni per correggere l’errore con una moglie sempre amata ma scivolata tra le dita di un tradimento. Cento giorni, per scegliere con gli amici i regali per i figli fino alla maggiore età dei figli. Cento giorni per tornare a fare quella zingarata da ragazzi che,da adulti ha tutto un altro sapore. Centro giorni per gustare la ciambella più buona del mondo e distinguere sul palato la granella dalla farcitura. Cento giorni per scoprire che il tempo è relativo ed è una coperta che il caso ci cuce addosso. Cento giorni per riassaporare il gusto salato della vita nel suo estremo paradosso. Cento giorni, nel libro più bello del mio 2013. Per tutti quelli che: da una lacrima nasce un sorriso.
Cento giorni di felicità
bea buozzi
