Ancora un giallo che, mentre vede i Borgia a fare la parte del leone, utilizza come principale voce narrante Niccolò Machiavelli. L’altra voce narrante è quella di Damiata, una bella e inerme cortigiana romana, sospettata di essere coinvolta nell’assassinio, avvenuto a Roma sei anni prima, di Juan Borgia, in quanto sua amante e madre di suo figlio. Il papa Alessandro VI, che ha ricevuto in dono come macabro ricordino il ciondolo del figlio prediletto morto ammazzato, rinvenuto sul cadavere smembrato di una donna a Imola, non trova di meglio per chiarire la faccenda, da bravo nonnino amoroso, di prendere in ostaggio il bambino e spedire Damiata, con per scorta una cameriera, difficile da immaginare in quell’epoca di lupi, nell’antica città fortificata per risolvere il caso. Là , la ragazza, che sospetta la colpevolezza dei condottieri di Cesare Borgia: Vitellozzo Vitelli, Oliverotto da Fermo e Paolo Orsini, ha un colpo di fortuna. L’allora oscuro e bistrattato cancelliere fiorentino Niccolò Machiavelli, destinato in missione nelle Romagne percorse, depredate e invase dagli eserciti del Valentino e dei suoi pericolosi alleati sempre pronti a tradire, incantato dai belli occhi della cortigiana si assumerà l’ingrato compite di aiuto detective. Anche Leonardo da Vinci, al servizio di Cesare Borgia quale alchimistica fucina d’ ingegneria, darà loro una mano e , con la straordinaria e rivoluzionaria realizzazione cartografica della mappa di Imola, ci immergerà nel diabolico puzzle di pseudo magia inventato dall’autore per spiegare un macabro, crudele e masochistico gioco di morte destinato a riassumere un’orrenda carneficina alla Jeffrey Deaver. Cosa sanno i condottieri che fa tanta paura a Cesare Borgia, al duca di Valentino, da costringerlo a piegarsi? Ma Machiavelli e Damiata, trasformati in pedine sulla scacchiera degli intrighi politici, sono come foglie al vento. Sfideranno streghe e malefici. Al primo omicidio ne seguiranno molti altri. Corpi di donne sezionate mentre erano ancora vive e coscienti. Minuziose descrizioni che si compiacciono di raccontare in dettaglio le atrocità dei condottieri dell’epoca, anche se, al giorno d’oggi, abituati agli spettacoli messi in onda su You Tube, niente può più impressionarci. Altrettanto, tornando al romanzo, come decifrare il mistero pensato dalla mente di un novello Barbablù, uno psicopatico e lucido pazzo omicida che si diverte a ingarbugliare le carte? Tradimenti e congiure intorbidano maggiormente le acque. Il disegno del caso, della fortuna, fa sì che Machiavelli, prigioniero del Valentino, venga da lui liberato. Da Cesare Borgia, proprio da lui con la sua ferocia, la sua grandezza, la sua folle ambizione di potere, che sono poi sempre le caratteristiche che hanno contraddistinto i dominatori. Ma quella era l’etica del tempo. Non mi meraviglia affatto la tolleranza e comprensione di Machiavelli che si diletta persino nel suo Principe di descrivere e approvare il supplizio che il duca inflisse ai suoi nemici. Quelli erano i mezzi di allora. L’uomo era quello che Ennis descrive? Non sarò io a contraddire la sua tesi. Ma divento di parte, la dannazione di Cesare Borgia me lo rende quasi simpatico e mi fa persino dimenticare le piaghe delle sifilide che gli sfiguravano il volto.
La congiura Machiavelli
patrizia debicke