Il codice dei cavalieri di Cristo



Carmelo Nicolosi De Luca
Il codice dei cavalieri di Cristo
Newton Compton
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Palermo. Una voce maschile telefona alla polizia per annunciare il ritrovamento di un cadavere, spedisce sul monte Pellegrino un riluttante e sbuffante vice questore Giovanni Barraco ( già incontrato e apprezzato in La congiura dei Monaci maledetti),  capo della Squadra Mobile di Palermo.
È piovuto da poco, la strada di montagna per arrivare è piena di fango e non certa adatta alle eleganti scarpe da città di Barraco che verranno definitivamente distrutte dal successivo taglio per il bosco per raggiungere il luogo del misfatto,
la bocca del profondo baratro della Pietra Selvaggia nei pressi della grotta dallo stesso nome. La vittima, un giovane uomo che è stato ucciso con un colpo al volto di un oggetto contundente, ha il petto ricoperto di strani segni incisi nella carne e un topo morto infilato in bocca. Perché? Cosa significa quel macabro e orrendo rituale? Il giovanotto, che l’ha ritrovato ed è rimasto scioccato ad attendere la polizia, dichiara di essere uno studioso e precisamente Julien Brunner, docente di Geoscienze all’università di Losanna. È venuto in Sicilia per intraprendere ricerche sui primi nuclei umani, gli insediamenti del Paleolitico superiore, quelli cristiani nelle grotte del monte Pellegrino. Era andato apposta in gita fin lassù e aveva cominciato da più in basso. Il passaporto di Brunner è a posto, il giovane firma la sua deposizione, viene rilasciato ma quando la scientifica fa sapere a  Barraco che i particolari forniti sulla sua gita non combaciano con la ricostruzione ambientale, dà ordine di rintracciarlo. Ma il giovanotto, dopo aver lasciato la questura, è saltato su un taxi e senza tornare in albero è andato dritto all’aeroporto. Ma il suo nome non figura su nessun volo per la Svizzera e quando la polizia scava più a fondo su di lui, salta fuori che il docente Julien Brunner è morto la notte prima a Losanna. Ma allora chi era il giovane testimone? Era lui l’assassino? Ma in quel caso, perché chiamare la polizia e restare ad aspettarla invece di tagliare la corda? Strana storia, comunque la si guardi perché il falso Brunner ha mentito e perché è sparito nel nulla? Ma le strane storie non sono finite perché il giorno dopo, in una spiaggia di Cefalù, in località Mezzoforno, vengono ritrovati i corpi di un uomo e una donna, che indossavano lunghe tuniche viola con una stella. Sul petto, incisi a sangue, dei segni simili a quelli del morto sul Monte Pellegrino. Erano membri di una nuova setta magica che si rifaceva alla Magia Sexualis, un conglomerato di follie magico-erotiche-esoteriche praticate da Alesteir Crowley nella sua villa siciliana che aveva trasformata nell’Abbazia di Thélema? Si potrebbe pensare a riti satanici?  Oppure? Insomma un cervellotica gatta da pelare per il vicequestore, che presto si renderà conto di essere finito in un intrigo tritacarne internazionale che fa fuori chiunque provi a saperne di più. Questi omicidi infatti potrebbero essere connessi con la leggenda di una millenaria caccia al tesoro e con dei numeri dettati da un sacerdote egiziano proprio all’esoterista inglese Aleister Crowley. Il nostro povero Barraco è nelle peste e continua a brancolare nel buio fino a quando alcuni precisi indizi rivelatori lo spingono a recarsi a Lisbona, dove Crowley ha vissuto ed è morto. E dove dovrà confrontarsi con i discendenti dei Cavalieri del Cristo, l’Ordine creato da re Dionigi I dopo la soppressione dell’Ordine dei Templari. Giostrando con l’abilità, con l’appoggio, forse…, del capitano della polizia locale ma che comunque gli ha affiancato la validissima e affascinante tenente Ribeira, dovrà indagare a fondo, tentando di ricostruire i tanti segreti celati dai frati del Monasteiro dos Jerónimos. Ma la faccenda da sbrogliare è molto più pericolosa di quanto si potesse immaginare e bisogna muoversi con i piedi di piombo per riuscire a riportare a casa la pelle e risolvere un caso che affonda le radici nel passato. Quella gente uccide senza pietà e si avvale di assassini senza scrupoli.
Il codice dei cavalieri di Cristo è un romanzo che si fa leggere con piacere con tutte le caratteristiche per incuriosire e intrigare. Abbiamo rappresentanti della più antica nobiltà lusitana, stravaganti usanze legate ad antiche sette, incomprensibili scritte nella arcaica lingua di Enoch, leggendari lasciti portoghesi che risalgono all’epoca di Enrico il Navigatore e Vasco de’ Gama, anelli che parlano, traffici di preziosi, delinquenza marsigliese… Insomma un coinvolgente feuilleton che mischia con abilità la grande storia alla fiction e ci regala ambientazioni da favola. Imperdibile a mio vedere quelle siciliane e quelle portoghesi con monasteri e palazzi per poi stupirci facendoci addirittura varcare anche gli antichi e stupendi portoni del Tomar, l’antichissimo castello dei Templari.  

Carmelo Nicolosi De Luca è nato a Catania, ma vive a Palermo, dove scrive per il «Giornale di Sicilia». Ha lavorato 24 anni per il «Corriere della Sera». Si è dedicato solo al giornalismo fino a pochi anni fa, quando è ritornato alla vecchia passione di scrittore, pubblicando L’Italia degli inganni. Però preferisce scrivere thriller.

Nel 1910, quando la monarchia portoghese ebbe termine, la nuova repubblica abolì definitivamente gli ordini cavallereschi portoghesi e quindi anche quello dei Cavalieri del Cristo. Tuttavia molti di questi furono ripristinati alla fine della Prima Guerra Mondiale come onorificenze militari. La storia antica dice che, dopo la soppressione dei Templari, re Dionigi del Portogallo creò un nuovo ordine, per rimpiazzare i templari, a cui dette il nome di “Militia Christi” sotto il patronato di san Benedetto da Norcia circa nel 1317.  Papa Giovanni XXII (quello del Nome della Rosa) approvò tale ordine con la bolla papale del 14 marzo 1319 “AD EA EX QVIBVIS” pur riservandosene il conferimento. Però nel 1323, con una nuova bolla autorizzò il re Dionigi a passare i beni dei Templari al nuovo ordine. I cavalieri dell’Ordine dovevano fare i voti di povertà, castità ed obbedienza. (Probabilmente molti templari vi trovarono posto). Il primo Gran Maestro, don Gil Martinez, era stato anche cavaliere dell’Ordine Militare di San Benedetto d’Avis. L’Ordine dei Cavalieri del Cristo ebbe la propria sede dapprima a Castro Marim, nell’Algarve (Diocesi di Faro). Nel 1357, o secondo altre fonti  nel 1366 fu venne spostato nel villaggio di Tomar, presso Santarém, già sede dei templari in Portogallo.

Abbazia di Thélema è il nome dato dall’occultista inglese Aleister Crowley (1875-1947) a Villa Santa Barbara di Cefalù, in Sicilia: l’edificio che egli scelse come tempio e luogo centrale di irradiazione del culto della sua comunità di adepti. Oggi purtroppo è in assoluta e totale rovina.

Patrizia Debicke

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