Anche senza il detective Harry Hole, che per ora resta dunque fermo a quota dodici indagini, “Il Fratello” è l’ennesima conferma del talento fuori dal comune di Jo Nesbø . Un fuoriclasse della narrativa di genere (e non solo). Pubblicato in Italia dal 2014 dalla Einaudi -con la sola eccezione di “Macbeth”, targato Rizzoli-, lo scrittore di Oslo rappresenta insieme al danese Jesper Stein, di cui è appena uscito per Marsilio il magistrale “Gli occhi di Aisha”, quanto di meglio offre ai giorni nostri il noir/thriller scandinavo. In questo nuovo romanzone di 640 pagine, “The Kingdom” il titolo originale, sono protagonisti due fratelli, Roy e Carl: uno tranquillo, l’altro inquieto e ambizioso. Sullo sfondo ci sono un piccolo villaggio norvegese, un sogno di successo e dei segreti di famiglia troppo a lungo nascosti. Non c’è HH dicevamo, che con Hieronymus Bosch di Connelly e pochi altri incarna le vesti del poliziotto con la P maiuscola; restio alle regole, complicato nella vita privata e malinconico quel che basta per sembrarci terribilmente umano. Uno di noi, insomma. Ma Roy e Carl, pur non avendo il distintivo in tasca (uno è gestore di una stazione di servizio, l’altro imprenditore), non sono da meno. Nesbø sa essere infatti un testimone del nostro tempo. I suoi libri mettono in luce gli aspetti peggiori -traffici di droga, alcolismo, criminalità organizzata e corruzione della politica- di un Paese, la Norvegia, che altrimenti rischieremmo di vedere soltanto come il luogo, o uno dei luoghi, per eccellenza dove tutto funziona: servizi sociali, ambiente, formazione scolastica e altro ancora. Non è così. “Non voglio essere oggettivo quando scrivo, voglio essere soggettivo”, dice Don Winslow, e per Nesbø è la stessa cosa e i due, tra l’altro, sono accomunati anche dall’aver fatto molti lavori nella vita (il che non guasta se si vuole essere uomini con la mente aperta). Il quadro che emerge non è perciò quello che ci si potrebbe aspettare. In primo piano c’è la metà oscura della Norvegia e nel “Fratello” ci sono sono menzogne e tradimenti familiari. Non è forse questo il compito di chi scrive noir? Rappresentare la faccia della medaglia che tendiamo a voler insabbiare? Lo scrittore di Oslo è uno dei più bravi autori contemporanei di genere, anche se questo romanzo esce dai confini di genere, appunto. E’ l’occasione buona per chi ancora non lo conosce, ma c’è un rischio: poi deve leggersi tutti i precedenti. Leggere un romanzo di Jo Nesbø è come mangiare le tagliatelle al ragù alla trattoria “Serghei” di Bologna: non resti mai deluso. Se fosse musica suonerebbe come un brano dei Mòn. Voto: 8 e mezzo.
Il fratello – Jo Nesbø
Alessandro Garavaldi