Simon non chiede poi chissà che dalla vita. Un lavoro onesto lo ha (impiegato in una gioielleria), una casa a Parigi pure. È giovane e ha voglia di vivere. Tutto qua. Ecco, se trovasse l’amore, la sua esistenza sarebbe perfetta. Un giorno incontra Susy e gli sembra di diventare il padrone anche del cielo. Lei è terribilmente sensuale e altrettanto dolce. E, cosa fondamentale, s’innamora di lui.
Peccato faccia il mestiere più antico del mondo. E che Simon lo venga a sapere nel modo peggiore. A tutto però c’è rimedio. Salvo che parta il vortice. Che cioè la propria vita si fiondi verso una tangente che, per quanto sforzi si facciano per riportarla a casa, continui la sua corsa, attirata da poli tutti suoi. A Simon capitano in sorte la Mala, il carcere e la polizia. Bella compagnia.
Trasposizione letteraria della sceneggiatura dell’omonimo film scritto dai due autori, Divieto di soggiorno (apparso la prima volta nel 1956) segna l’esordio narrativo di Simone Sauvage (Cruchon il suo vero nome) e rientra nella migliore narrativa del maestro André Héléna. C’è tutto l’universo esistenziale heleniano: il puntare a un orizzonte che, per quanto sottile possa risultare, comprenda pur sempre anche la felicità, il peso del destino, il gioco a scacchi con la singola giornata che ci tocca in sorte e la conseguente l’estraneità personale al risultato finale, la pietà come variabile che sale in mano né più ne meno come avviene con un jolly in una partita a Scala 40. Ambientazione, taglio dei protagonisti e dei caratteristi completano il mosaico. Di nero parigino. Qualcuno si farà molto male.
Divieto di soggiorno conferma che la riscoperta di questo autore è senza ombra di dubbio tra gli eventi letterari più importanti degli ultimi anni. E un atto di umana giustizia. Quella che Héléna ha spesso annusato riuscendo però raramente a far propria in vita. Le sue pagine lo raccontano con terrificante chiarezza. Scritte col sangue di un mostruoso talento.
PS: Eccellente la postfazione di Michel Marmin sulla storia e il rapporto parallelo tra testo del romanzo e sceneggiatura cinematografica. Sulle magnifiche copertine di Igort abbiamo già scritto. Però lo diciamo di nuovo.