La cortina di marzapane



Heman Zed
La cortina di marzapane
Il Maestrale
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Il libro di Heman Zed narra l’epopea spirituale straordinaria di Tito, soprannome azzeccato, subito dapprima, ostentato con orgoglio poi dal protagonista, dissidente in fasce, triestino cocciuto nel suo amore per i Paesi dell’Est.
La sua passione nasce da una discussione origliata e prontamente elaborata eroicamente dalla sua intrepida fantasia di bambino.
La lotta contro le convenzioni dell’ovest e la loro influenza nefasta cominciano molto presto; l’idea di non appartenenza si manifesta già dinnanzi al modello del motorino o al look da adottare, insignificanti particolari per gli adulti, segni fortemente distintivi per gli adolescenti.
I racconti di Giorgio, amico giramondo e stravagante dei genitori del protagonista, imprimono in Tito una grandiosità della realtà dell’Est che arriva ad essere un elemento distintivo del suo essere. L’est diviene così la terra di confine dei suoi pensieri, un sogno da coltivare e rincorrere a dispetto degli sberleffi e della berlina alla quale lo sottopongono i suoi coetanei e i familiari stessi.
Il passaggio all’età adolescenziale e adulta non cancella la passione ideologica di Tito; l’autore si diverte a scherzare, a metterne alla berlina le ingenuità e le esagerazioni di maniera.
Dopo un viaggio già piuttosto rocambolesco fatto assieme ai genitori nell’Est europeo, Tito riesce ad organizzare una sorta di spedizione culturale nelle terre visitate da bambino assieme alla fidanzata dark filoamericana e ad un’altra coppia di fidanzati.
La descrizione del viaggio sgangherato dei quattro è il cuore pulsante del libro, una bellissima esperienza a tappe d’incomprensioni caratteriali, borghi desolati, locali notturni improbabili.
Berlino est è la meta emotiva di Tito, varcare quel confine diviene per il protagonista la prova del nove per i suoi elaborati pensieri e un’occasione per fare i conti con il suo futuro che allo stato delle cose si profila ancora piuttosto confuso e incerto.
Una sintonia inaspettata con il fidanzato dell’altra coppia in viaggio trasformerà un normale pellegrinaggio culturale e di svago in un’indimenticabile esperienza di vita che segnerà i personaggi.
Lasciano polemicamente la combriccola le due donne, dando così l’opportunità ai due protagonisti maschili di scoprire con goliardia e spensieratezza le terre che incontrano.
Le pagine su una Berlino est, in piena fibrillazione per l’imminente caduta del Muro, emozionano il lettore, trasmettendogli un messaggio epocale difficile da dimenticare.
Il racconto di Zed illustra molto più di una serie disordinata d’immagini di repertorio su quel periodo, perché riesce a cogliere timori, speranze e sogni di un popolo in rapido cambiamento che si trova da un giorno all’altro ad essere catapultato in una realtà socio culturale agognata ma pur sempre insidiosa e sconosciuta.
Il viaggio ad est innesca interrogativi fondamentali sulla vita da condurre in Tito e nel suo divertentissimo compagno d’avventure Sony Boy.
Lo strampalato “demente”(termine usato da Tito più volte per descrivere l’amico) riuscirà a trovare un buon compromesso tra la sua esagitata e scoppiettante voglia d’originalità e un mestiere dignitoso, per Tito sarà necessaria una successiva scoperta di terre lontane.
Sono molteplici le ragioni per le quali un libro così non finisce presto nel dimenticatoio, per esempio la straordinaria capacità dell’autore di coniugare una narrazione frizzante, originale e divertente con riflessioni profonde sul senso della vita e dei suoi ideali.
Straordinario appare inoltre il doppio significato della continua “ricerca” di Tito: il racconto di un viaggio fuga da una realtà nella quale non si sta più a proprio agio, e il contemporaneo ritorno alle origini, ai propri desideri veri, uno straordinario migrare di natura intimista raccontato con ironia e leggerezza.
Tito rappresenta in maniera eccellente la generazione di coloro che si sono confrontati con i grandi ideali dissolti, i quali lasciano in ogni caso la fuliggine del sogno, per continuare a sperare in un mondo migliore costruito sulle proprie convinzioni, anche quando esse appaiono datate o scomode.

Alessandra Anzivino

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