Saana vive a Helsinki e il suo lavoro è scovare notizie sensazionali, “acchiappaclic”. Quando viene licenziata decide di prendersi una pausa e si trasferisce a Hartola, una piccola città nella campagna fuori dalla capitale, a casa della zia Inkeri. Qui si appassiona a un caso vecchio di trent’anni: Helena, un adolescente, è misteriosamente annegata nei pressi delle rapide. Saana decide così di fare una meticolosa indagine e raccogliere testimonianze per far luce sull’accaduto. Nel frattempo a Helsinki Jan e Heidi, investigatori alla polizia, si trovano davanti a uno strano caso di omicidio rituale. Sarà solo il primo e la scia di sangue sembra condurre proprio a Hartola.
Le pagine iniziali tratteggiano il ritratto di tre donne: Helena, Jenna e Saana. I loro destini e le loro strade si intersecheranno nel corso del romanzo e scopriremo come solo un po’ per volta. Presente e passato costituiscono un grande fiume dove le acque scorrono e confluiscono tutte in uno stesso punto. Mentre Saana indaga su avvenimenti di ieri, Jan indaga sugli eventi attuali e anche le storie e le loro indagini avranno modo di incrociarsi e confluire in un unico binario, per una sorta di serendipità.
La trama è ben congegnata e il ritmo del libro alterna presente e passato, scandito anche dai tempi verbali, con le storie parallele di Helena e Saana. La psicologia dei personaggi è disegnata con cura. Conosciamo Helena e il suo disagio esistenziale di adolescente che si prepara a entrare nel mondo degli adulti, Saana e la sua ricerca di affetti e di identità lavorativa, Jan e il suo tormento per la malattia della madre. Ma anche Inkeri, la saggia zia, Heidi la granitica poliziotta sono fortemente caratterizzate. Così come lo sono anche i personaggi di contorno, Julia, Ilris, il barone Von Reichmann, il capo della polizia Mertanen o il custode Rikhard Falk e assieme a loro tutti gli attori coinvolti nella storia, comprese le semplici comparse. È interessante vedere come tutti i fili iniziali si raccordino in un’unica trama e quelli che sembravano elementi disgiunti contribuiscano lentamente a formare un disegno chiaro e ben delineato.
E poi c’è l’acqua. Fiume, rapide, spiagge e scogli compongono il paesaggio e si alternano a boschi e strade trafficate. L’acqua come principio vitale e come strumento mortale, flusso di ricordi, simbolo del tempo che lenisce i dolori e di purificazione, fiore che galleggia trasportato dalla corrente. Le indagini parallele di Jan e Saana sono un viaggio nella memoria e nell’animo umano alla ricerca di un perché. Da un lato scopriamo il male fisico che distrugge la madre di Jan e dall’altro quello che avvelena lo spirito. La morte di Helena ne è la prima manifestazione e i nuovi omicidi avvenuti a distanza di anni dal primo ne segnano la ricomparsa sotto altra forma. Perché in fondo nulla avviene per caso e ogni evento ha ripercussioni vicine o lontane nel tempo, nel bene come nel male.