La creuza degli ulivi – Bruno Morchio



Bruno Morchio
La creuza degli ulivi
Garzanti
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La creuza degli ulivi, le donne di Bacci Pagano

Crêuza, italianizzato in crosa, nome che pare venga dal latino medioevale crosus, di etimo incerto (forse antico relitto ligure o gallico), come l’aggettivo francese creux (antico francese crues) e il provenzale cros, “cavo”, (poi a ben vedere anche il lombardo croeus vuol dire torrente o meglio letto avvallato di un torrente e in piemontese creus e ancreus, è sinonimo della parola përfond, profondo).
Come tutte le cose che sanno di storia e trasudano civiltà, mi piace. Comunque in questo “bel” revival di Bruno Morchio “La crêuza degli ulivi” è un viottolo, pavimentato a mattoni o ciottoli che convergono verso il centro del tracciato per favorire il defluire delle acque, e che porta alla casa di una bella infermiera, che verrà trovata uccisa nella la sua vasca da bagno….
Agosto 2001. Bacci Pagano è da solo nel suo letto, a  rigirarsi insonne nella notturna canicola, fino al sorgere del sole. Gli anni passano, la gelida lontananza di sua figlia, Aglaia lo amareggia e Mara, la sua donna ormai da sette è andata in vacanza in Grecia con un altro uomo, più giovane di lui e…  E benché il loro legame sia sempre stato improntato sulla massima libertà, la faccenda gli rode. E in più a Genova da luglio si vive come in un clima diverso, desolato? Sono passati poche settimane dagli scontri e i brutti episodi del G8, che hanno lasciato indelebili tracce e rancori in città e il limio della gelosia si somma al torrido squallore cittadino.
Poche  stentate ore di sonno  dopo, docciato e sbarbato  sono quasi le dieci, affronta stancamente  la visita della signora Amidei, moglie di un affermato chirurgo milanese invischiato penalmente in pasticciacci di malasanità con cliniche private e trasferitosi a Genova dopo una stentata assoluzione.
La signora Amidei, prepotente e procace biondona sulla cinquantina, vuole che Bacci trovi le prove del tradimento di suo marito, tradimento di cui è assolutamente certa. Bacci nicchia, si nega, ma infine, la possibilità di incastrare insieme al marito fedifrago, un pesce grosso, un politicone al governo, gli fa ingoiare l’affare di corna…  La mattinata è lunga e fa caldo. Per alleviare la rosica e i cattivi pensieri, il 20 agosto Bacci, comincia a battere telefonicamente la città in cerca di compagnia fino a rintracciare Valeria, infermiera che sembra contenta di rivederlo.
Insomma siamo in pieno flash back con Bacci Pagano molto più giovane e l’amico vice questore Totò Pertusiello ancora in carica. Corsa nel vento con la mitica vespa color amaranto, atmosfera pimpante, serata azzeccata, ma la mattina dopo…
Zac Totò Pertusiello lo sveglia per coinvolgerlo al volo in un misterioso delitto.
Il caso vuole che la vittima sia Linda Beltrami, la famosa amante di Amidei, che la  Beltrami sia stata assassinata in casa, in una via chiamata crêuza degli ulivi. E che Bacci la conosca, sappia che era un’ amica di Mara, e che faceva l’ìnfermiera come Valeria che, vedi caso, anche lei era stata l’amante del professor Amidei. Insomma  una storia zeppa di donne e decisamente complicata.
I sospetti di Pertusiello si indirizzano subito su Amidei. I trascorsi milanesi del chirurgo fanno dubitare legami malavitosi. I suoi ex complici potrebbero volergli chiudere la bocca… L’assassino di Valeria, uno stangone col codino, secondo i testimoni nella crêuza degli ulivi cerca di uccidere anche il fratello della vittima, Carlo Beltrami. E non basta… Sarà un killer prezzolato?
L’intercettazione di una telefonata accusa Amidei che per discolparsi ingaggia anche lui Bacci Pagano. Ma l’istinto suggerisce al nostro eroe che la verità stia di casa altrove. Perché dalla rete di amici e familiari della vittima risulta che lei e il fratello Carlo, erano figli di secondo letto del signor Beltrami, numero uno del settore immobiliare della zona. Andando a scavare, saltano fuori brutti segreti domestici. Bacci Pagano tenta di far luce fino in fondo,  rischia la vita… Riuscirà a fare giustizia?
Tante citazioni letterarie (la morta era un’appassionata di libri gialli e di grandi poeti spagnoli) e musicali: in primis concerto n° 1 in Fa maggiore KV 37 di Mozart e dopo, ovviamente, De Andrè. La vittima, vedi caso, abitava in una creuza a Sant’Ilario (da cui il titolo), come Bocca di Rosa.
Atmosfera godereccia nonostante che la politica faccia spesso da padrona nei dialoghi e come oscuro sfondo epocale.
Straordinarie descrizioni di una città che sa vivere senza mai rinnegare i suoi tanti e gloriosi passati. Quando si leggono i libri di Bruno Morchio, bisogna fare la valigie, trasferirsi armi e bagagli e sedersi a un tavolo alzato su una pedana di legno di un locale dei carruggi, crogiolandosi fino in fondo nei sapori, negli odori e nei rumori di Genova.

 

Patrizia Debicke

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