«Questo libro è particolarmente dedicato ai ragazzi delle scuole elementari, i quali sono tra i 9 e i 13 anni, e si potrebbe intitolare: Storia d’un anno scolastico, scritta da un alunno di terza d’una scuola municipale d’Italia. […] Egli notava man mano in un quaderno, come sapeva, quello che aveva visto, sentito, pensato, nella scuola e fuori […] Ora leggete questo libro, ragazzi: io spero che ne sarete contenti e che vi farà del bene.»
Edmondo De Amicis così scriveva nella dedica di Cuore, romanzo a cui è legato il suo successo letterario e alla cui struttura narrativa si ispira il settimo episodio della serie della Casa di ringhiera di Francesco Recami: in Il diario segreto del cuore, in effetti, il titolo, la volontà di ricostruire eventi che caratterizzano lo svolgersi di un anno scolastico, l’epistolario tra padre e figlia, la presenza di alcuni racconti morali ricalcano il modello dell’esperienza di cui Enrico Bottini – protagonista di De Amicis – si fa voce narrante e riecheggiano l’attenzione per i temi e le contraddizioni che agitano la società.
Entrambi gli autori ci offrono uno spaccato attento di un universo collettivo che fa dei personaggi i testimoni di una molteplicità di istanze e sentimenti ed entrambi mirano a far giungere al lettore un’ambasciata dall’intenzione marcatamente sociologica.
Ma è nell’atteggiamento, nella dissimulazione del pensiero, nell’indagine sul comportamento umano, nella spinta alla riflessione, nei destinatari del messaggio che intende veicolare e nel presagio di una catastrofe inevitabile che avviene la frattura tra Recami e De Amicis.
L’autore fiorentino usa gli strumenti a lui più congeniali, che, incidendo con la precisione di un taglio chirurgico, squarciano l’anima di un microcosmo la cui verità, descritta dall’inchiostro paradossale e grottesco di un’ironia sapiente, nasconde le fattezze del dramma: il dramma che si annida nel disorientamento di doversi confrontare con mutamenti sociali dalla natura infida e difficilmente decifrabile; il dramma segnato dalla sfida di essere costretti a muoversi all’interno di una dimensione subdola – rappresentata dalla realtà dei social – in cui destreggiarsi richiede lungimiranza e giudizio; il tragico conflitto che, ancora una volta, assume la fisionomia di una commedia umana dal carattere sfaccettato e che scandisce l’inadeguatezza di doversi misurare con un ruolo complesso e delicato quale quello di essere genitori e dell’esserlo di ragazzi che si affacciano in un mondo problematico come l’adolescenza e, infine, svela l’allarmante spettacolo di una gioventù dai tratti “precocemente adultizzati”, che si fa disgraziato araldo di un depauperamento emotivo che la vuole incapace di provare empatia per i propri coetanei, macchiandola di squallori quali il bullismo e catapultandola in un gorgo dal volto apparentemente seduttivo ma le cui spire non lasciano scampo.
Recami affida a Il diario segreto del cuore – attraverso la voce di Margherita e degli altri strambi personaggi che ne calcano il palcoscenico – un ritratto impietoso, delineato da pennellate che hanno l’energia della denuncia sociale, in cui gli attori sanno allestire il misero disgregarsi delle certezze legate all’appartenenza generazionale, tracciano il profilo sferzante di una debolezza dei ruoli – in cui i genitori non sanno fare i genitori e i ragazzi non sanno vivere la loro età – e riescono a inscenare l’inesorabile adulterazione dei valori, sempre più fiaccati da slanci narcisistici e privi di quel moto virtuoso che De Amicis auspicava.
Il diario segreto del cuore
Mariella Barretta