La detective miope



Rosa Ribas
La detective miope
Mondadori
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Irene Ricart è una detective privata, che dopo sette mesi trascorsi in una clinica psichiatrica, trova lavoro presso l’agenzia “Detectives Marin”.
Irene spera di riuscire, attraverso la teoria dei sei gradi di separazione, a scoprire chi abbia assassinato suo marito Victor e sua figlia Alicia. L’unico problema, secondo il suo capo, Miguel Marin Caballero, potrebbero essere i suoi occhi… Che abbia già scoperto, da buon detective, la sua ingravescente miopia? L’unica cosa che gli ha deliberatamente nascosto? Quei due occhi enormi avrebbero finito per farla notare durante i pedinamenti. In effetti quando uno dei cinque sensi è deficitario, gli altri si acuiscono per compensazione, per cui la miopia avrebbe potuto essere una marcia in più per la detective Irene.
Doveva solo sbrigarsi: la sua era una lotta contro il tempo. Come quando il presentatore di un quiz televisivo dice al concorrente indeciso “Tranquillo, si prenda un po’ di tempo”, ma  in realtà gli sta mettendo fretta.
La professione del detective spinge a non lasciare fili sciolti, una smania di perfezione cui consegue inevitabilmente una certa frustrazione e affinché la tristezza non prenda il sopravvento, bisogna crearsi momenti di felicità che facciano da contrappeso.
Pertanto, attraverso i casi di Jaume Peyrò, jr, che sbagliava i conti nella ditta di tessuti del padre a causa di un’attrice porno, calva; di Marius Rovira, che scopre di essere stato mulatto tutta la vita senza saperlo; di Jordi Gasull, un ocularista che vuole scoprire che fine ha fatto l’avvocato Sotelo per il quale aveva fabbricato un occhio finto color nocciola; di Kono Berger, venditore di hamburger che di notte diventava il cantore della regina hawaiana Lilì Uokolani; di Alina Vlasceanu, che, dopo aver visto una vedova nera divorare il maschio con cui si era accoppiata, aveva deciso  che avrebbe dedicato la sua vita ai ragni, Irene Ricart arriva al sesto caso, quello dell’assassino di suo marito Victor e sua figlia Alina.
Fanno da corollario a questo intricato percorso ad ostacoli una serie di personaggi, ben delineati, come il padre di Irene che disprezzava i secondi,Yolanda, la vicina di casa, una grassa infelice, di quelle che si odiano per essere tali ma non potrebbero non esserlo, avendo avuto una madre grassa che le lanciava gli stessi insulti che rivolgeva a se stessa davanti lo specchio; Mariflò, una baby prostituta filippina, che Irene si trovò a dover ospitare a casa sua, l’unica che ogni giorno piangeva davanti alla foto di Alicia vestita da pirata.
Con questo romanzo, dalla trama circolare, l’autrice Rosa Ribas ci fa uno splendido regalo nel personaggio di Irene Ricart, la detective miope, e ci insegna che dovremmo tutti tenere presente che può tradirti solo chi ti è vicino.

Valeria Arancio

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