Dead City



Shane Stevens
Dead City
fazi
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E pensare che non c’ero nemmeno… Dunque, i Settanta sono passati da un bel po’ di tempo e, facendo due conti, avevo più o meno quattro anni. Intendiamoci, non ho ricordi precisi se non qualche immagine del cortile dell’asilo o cose così. All’epoca non se la passavano tanto bene; il piombo ronzava ad altezza d’uomo, un’idea era quanto bastava per morire o farsi un’eternità di carcere, la Brown Sugar apriva le porte di un paradiso chimico e il mondo iniziava ad avere incubi atomici. Le cose sono di certo cambiate ed è per questo che quelli come me, attraverso la mitologia del primo Tarantino, hanno riscoperto la voce secca della 44. Magnum, l’assalto a un distretto di polizia e le strade della Grande Mela attraverso i finestrini di un taxi. La mia caccia di pulp e noir si è estesa anche ai romanzi. Il primo autore da recuperare è Shane Stevens, il nome dietro cui si cela un misterioso scrittore di cui si sa poco o nulla, apprezzato da giganti della scrittura come King, Ellroy e John Connolly. Io vi troverò è riconosciuto come il suo capolavoro. L’opera ha inaugurato la figura del serial killer in letteratura e porta il lettore sulle tracce di Thomas Bishop, uno squilibrato mentale che tortura e uccide le proprie vittime spostandosi tra Las Vegas, Chicago e New York, convinto di essere il figlio di Caryl Chessman. Grazie a Fazi Editore, un altro romanzo di Stevens è approdato in Italia; si tratta di Dead City. Ambientato a Jersey City, terra di racket e mafia è un covo di immigrati italiani a due passi dalle mille luci di Manhattan. Agli inizi degli anni ’70, dei bravi ragazzi come Charly Flowers, Harry Strega, Frank Farrano e Hyme Cole sono fedeli picciotti, assassini freddi e avidi strozzini agli ordini di Joe Zucco. Uomini alla soglia dei cinquant’anni o carne fresca sopravvissuta al ‘Nam, spinti dall’ambizione dei soldi facili e da quella di essere i prossimi padroni del mondo, vivono intensamente il lato oscuro del sogno americano. Come si usava dire, il più sano ha la rogna e se anche qualcuno dei protagonisti sembra avere uno straccio di anima, prima o poi dovrà fare i conti con il destino ed essere un bravo soldato nella guerra contro Alexis Machine, l’altro pezzo grosso in città, il nemico giurato di Zucco. Allora, non esistono i buoni e l’onorata società americana è ritratta in tutto il suo splendore. Un romanzo da leggere che vi colpirà dritto allo stomaco, senza troppi complimenti.

mirko giacchetti

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