Berlino, 1929. Nel più grande teatro di posa dell’UFA, la famosa società di produzione cinematografica tedesca, il celebre regista Fritz Lang lavora da mesi a quello che diventerà un capolavoro della fantascienza: Una donna sulla luna.
Con lui, oltre a sua moglie, la scrittrice e sceneggiatrice Thea von Harbou , è coinvolta tutta un’équipe di professionisti attori, registi e veri addetti all’ambizioso progetto, tra cui spiccano anche il fisico Hermann Oberth e il suo assistente Wernher von Braun, figlio del ministro dell’agricoltura nel Gabinetto federale durante la Repubblica di Weimar, entrambi esperti di missili e razzi.
Non a caso, infatti, pare che il film abbia addirittura suscitato l’attenzione di politici come Joseph Goebbels, deputato in ascesa del novello e ancora controverso partito nazionalsocialista dopo il fallito colpo di stato di Monaco del 1925, ma anche dei russi di Stalin e di addetti militari che operano nel controspionaggio presso l’ambasciata italiana.
La produzione, un vero e proprio colossal già atteso dal mondo intero, da mesi è entrata nel mirino della stampa, messa in agitazione anche dal gran rumore suscitato dal promesso evento del lancio di un vero razzo, un prodigio della tecnica, in contemporanea all’anteprima del film.
La lavorazione del film è a buon pumto, però una notte sul grande set organizzato a Babelsber, a pochi chilometri dal cuore di Berlino, con una perfetta ricostruzione che simula la sabbia del suolo lunare, con i suoi frastagliati costoni e i vasti rilevi di false catene montuose, verrà scoperto dal guardiano notturno della struttura cinematografica il cadavere di una giovane donna. La morta, che indossa una tuta da astronauta ricavata da uno scafandro da palombaro, è rotolata lungo il ripido declivio della conca, dopo aver tentato invano di aggrapparsi al bordo dentellato del cratere, e giace tra la cartapesta, il legno e la polvere bianca usata per simulare il suolo lunare. La caduta, provocando anche il distacco del casco della tuta, l’ha scaraventata fino in fondo dove giace bocconi, come un giocattolo rotto con le braccia allargate e i lunghi capelli chiari a coprirle il volto.
Si tratta di Irina Kritskaya, ingegnere e fotografa, fuggita dall’Unione Sovietica nel ’25, assunta come collaboratrice per realizzare modellini per gli effetti speciali, da Konstantin Tceweirikov, deus ex machina del reparto tecnico, ingaggiato da Long per il suo kolossal fantascientifico.
A detta dell’ ispettore Bruno Vossler, che ne riferirà a Egon Meinecke, responsabile della sicurezza della casa cinematografica Universum Film, prontamente convocato dalla produzione, secondo il parere del medico legale , la giovane donna sarebbe morta per emorragia cerebrale a seguito del trauma cranico e le multiple fratture riportate, provocate dalla rovinosa caduta.
Da una prima sommaria ricostruzione, basata sulla testimonianza del guardiano della struttura, la giovane russa si era presentata all’ ingresso nel teatro di posa, poco dopo le diciotto . Non essendo la prima volta che Irina Kritskaya si presentava sul set al di fuori del normale orario di lavoro per provare qualche inquadratura, l’addetto le aveva aperto tranquillamente per poi richiudere la porta e accompagnarla all’attrezzeria, dalla quale l’aveva vista uscire poco dopo indossando lo scafandro.
Poi era ritornato dentro la sua guardiola, dalla quale non si era mosso fino alle 20,30, quando era tornato nel teatro per l’abituale, successivo giro notturno di ispezione. A quel punto, notando il corpo della donna riverso in fondo al cratere era andato a controllare da vicino. E rendendosi conto della tragedia, aveva subito dato l’allarme.
Meinecke, da sempre appassionato di spettacoli di illusionismo e magia, era stato raggiunto dalla notizia mentre assisteva allo show di Erik Jan Hanussen, un celebre mago che proprio poco prima, durante il suo numero in palcoscenico, aveva fatto misteriose allusioni alla morte e alla Luna…
Strana e inspiegabile coincidenza.
L’ ispettore di polizia ha fretta di chiudere il caso come un incidente di scena, una disgrazia. La vittima era da sola in un teatro in cui senza la chiave a disposizione non si poteva accedere…
E concorda su quella conclusione il produttore Rolf Mayer, che teme soprattutto uno spropositato aumento di costi dovuto a un blocco della produzione, ma anche Fritz Lang, il regista e sua moglie, Thea von Harbou, sceneggiatrice in fase di burrascosa crisi coniugale malgrado la perfetta cooperazione sul lavoro, accetterebbero volentieri quella tesi.
Ciò nondimeno Lang informerà Egon Meinecke, croce di guerra ed ex valoroso ufficiale tedesco sul fronte italiano, di aver ricevuto poco prima della disgrazia una lettera di oscure minacce, rivolta a tutti coloro che operano sul set”. La lettera, firmata “Il Tempio”, intimava di tagliare alcune scene del film che facevano riferimento a possibili abitanti della Luna.
Questa lettera e il fatto che la vittima, la Kritskaya, avesse su di sé un foglio con sopra parte del progetto del razzo che i due geni dell’aeronautica Hermann Oberth e Werner Von Braun stanno costruendo per l’uscita del film, indurranno Egon Meinecke a dubitare dell’incidente e a intraprendere un’indagine più lunga e approfondita sulla morte della giovane russa. Fino a quando…
Con un’ambientazione perfettamente delineata, che dedica un occhio di riguardo al mondo del cinema di allora , arricchita da una colta e coinvolgente narrazione, La donna sulla luna si dimostra un eccellente thriller storico concepito da un maestro del genere.
Un bel romanzo che si snoda attorno all’indimenticabile figura di Egon Meinecke, affascinante protagonista, un antieroe, un uomo alla caccia della verità. reduce della prima guerra mondiale circondato da eccellenti comprimari vedi: geniali scienziati, artisti particolari, femmine insondabili e dalla dubbia sensualità, musicisti… Con persino Beniamino Gigli che canta Puccini in una scena particolare, regalando suggestiva atmosfera al raccontare. Per non parlare dell’efficace ricostruzione dello scenario che si dilata entrando in locali equivoci, si sbizzarrisce in intrighi diplomatici, si muove tra nazisti rampanti , comunisti disillusi, reduci della rivoluzione d’ottobre rifugiati all’ovest, abili spie italiane e occultismo con esoteriche sette segrete.
Insomma stavolta Giulio Leoni ha raccolto e messo in campo tutta una serie di ingredienti perfettamente “speziati” per il suo avventuroso La donna sulla luna, ambientato nella Germania inquieta e frustrata della Repubblica di Weimar, alla fine degli anni ’20 , inserito in un contesto storico ben calibrato.
Senza contare che i suoi protagonisti, praticamente tutti, sono realmente esistiti e soprattutto è esistito il film di Fritz Lang : Una donna sulla luna, titolo originale : Frau im Mond, presentato al Palast-am-Zoo UFA il 15 ottobre 1929. Film che allora si dimostrò un grande successo commerciale.
Purtroppo questa fondamentale tappa del cinema fantascientifico (e non solo) è andata quasi del tutto perduta a causa della Seconda Guerra Mondiale, tanto che a oggi pare non ne esista più una sola copia completa. Non resta che consolarci leggendo La donna sulla luna.
La donna sulla luna – Giulio Leoni
Patrizia Debicke