Rick Moody è sicuramente uno fra gli scrittori dotati di maggior talento nel pur ampio panorama letterario americano. Il Washington Times lo ha definito come “…quel particolare tipo di scrittore che sa fondere il rock’n’roll, Star Trek e Derrida in uno stesso racconto senza sembrare forzato”. “La più lucente corona d’angeli in cielo è interamente ambientato nell’East Village, quartiere simbolo di bellezza e perdizione degli anni ottanta, e racconta in modo spietato e privo di compassione la faccia nascosta e dannata di una America che fa fatica a ritrovarsi nel “sogno ” che da sempre l’accompagna. Storie dove i personaggi si sfiorano senza incontrarsi, dove l’eroina, la solitudine, la discriminazione e il disagio sociale sono i compagni di un viaggio che dovrebbe portare all’autodistruzione. All’annullamento di se stessi per dimenticare le occasioni sprecate, per vincere la noia o solo per lanciare un grido che finalmente qualcuno sia in grado di ascoltare. I protagonisti si muovono come automi intorno al “Rudere”, un ex macello trasformato in locale sadomaso e frequentato da un campionario di perdenti che non dimentica nessuna categoria…prostitute, travestiti e transessuali, spacciatori e spogliarelliste da peep show uniti solo dal caso (“…sai quanto conta il caso in queste decisioni, le decisioni su dove si va a vivere”) e dal desiderio di trovare il modo più veloce per accelerare l’inevitabile discesa verso l’inferno. Un romanzo breve che, nonostante l’apparente sensazione di distacco e freddezza, si rivela poetico e struggente, condotto con un ritmo deciso e incalzante e uno stile che si avvicina alla perfezione e che, come afferma Tommaso Pincio nella bellissima postfazione, “…sembra scritto quasi in trance. Uno di quei felici apici che è possibile raggiungere una volta o due in tutta la vita, se si è fortunati. Ma molto fortunati”.
La più lucente corona d’angeli in cielo
Ferdinando Pastori