Investigalibro: Metastasi: sangue, soldi e politica tra Nord e Sud. La nuova ‘Ndrangheta nella confessione di un pentito
Non occorre essere oncologi per sapere che le metastasi nascono quando il cancro formatosi all’interno di un organo decide di aprire succursali altrove. Le cellule maligne partono in avanscoperta, decidono dove stabilirsi e lì gettano nuove fondamenta aprendo vie di comunicazione con il sistema nervoso centrale, schierando batterie per sconfiggere le difese naturali e quelle farmacologiche e allestendo una fitta rete di canali sanguigni per alimentarsi. Questa proliferazione continua fino a quando l’intero organismo è sopraffatto e soccombe. Le metastasi sono dunque parassiti killer il cui unico scopo è di alimentare se stesse fino alla totale distruzione del corpo che hanno invaso.
Visto sotto questa ottica, pochi titoli possono definirsi azzeccati come quello che campeggia sulla copertina di questo libro firmato da due giornalisti che non hanno bisogno di presentazione: Gianluigi Nuzzi e Claudio Antonelli, entrambi in forza al quotidiano Libero, entrambi specializzati in inchieste giudiziarie di alto profilo. La metastasi a cui si riferiscono gli autori altro non è, infatti, se non l’azzeccata metafora della silenziosa e micidiale proliferazione nel nostro Paese e in Europa di quel cancro che si chiama ‘ndrangheta attraverso la migrazione di cellule cancerogene chiamate ‘ndrine.
Le ‘ndrine sono le cosche di ‘ndrangheta rette da capibastone e, una volta insediate, si raggruppano in “locali” per rafforzarsi e infiltrarsi dappertutto. Contano più di mille e cinquecento uomini legati da patti di sangue e da vincoli familiari che oggi fanno affari con chiunque, protetti da politici locali e nazionali, da amministratori e funzionari, da imprenditori che molto spesso preferirebbero non avere nulla a che fare con loro, ma per interesse o per paura finiscono per mettersi a disposizione.
Secondo dati Eurispes del 2008, “le famiglie della ‘ndrangheta godono di un fatturato di oltre 44 miliardi di euro ogni anno, il 2,9% del nostro Pil. Solo a Reggio Calabria sono presenti 73 cosche”. Eppure questo fenomeno, tutt’ora in piena espansione anche fuori dai nostri confini, è sottovalutato o addirittura ignorato mentre i cittadini, all’oscuro dei segreti su cui si regge il potere finanziario e vessatorio delle cosche, osservano sgomenti strani fenomeni come, per esempio, l’improvviso proliferare di negozi, ristoranti, imprese cinesi, la frequenza con cui i politici vengono sorpresi a intascare mazzette, il moltiplicarsi nelle città di cantieri spesso inutili.
Ma come si è arrivati a tanto? La lettura del fenomeno che ne danno Nuzzi e Antonelli è agghiacciante.
A partire dagli anni ’90 mente le istituzioni guardavano altrove, i padrini della ‘Ndrangheta inviati al Nord in soggiorno obbligato investivano in droga, armi e altre lucrose attività illecite i proventi dei sequestri messi a segno nei due decenni precedenti, finendo per infiltrare l’economia di intere regioni e dettare le proprie regole.
A spiegare in questo libro quali siano queste regole è il pentito Giuseppe Di Bella, uno dei pochissimi affiliati alla ‘ndrangheta ad aver lasciato l’organizzazione dopo decenni di fedeltà assoluta.
Di Bella, che rischia la vita a ogni respiro, è stato il braccio destro del padrino Franco Coco Trovato, una delle “metastasi” che hanno fatto proliferare, a furia di mazzette e omicidi, il cancro del malaffare in tutto il Nord, dalla Liguria al Veneto.
Il pentito, che oggi vive sotto una nuova identità insieme con il figlio dodicenne, snocciola nomi, date, situazioni, episodi ( tutti verificati dagli autori) che lasciano senza parole. E l’aspetto più paradossale, quello su cui i cittadini per bene dovrebbero interrogarsi, è che proprio coloro i quali avrebbero il dovere di trovare in fretta una cura contro questa forma di neoplasia sociale, confondono le acque definendo “metastasi” e “cancro” l’unica istituzione che per il momento fa quello che può per ostacolare l’avanzata del male.