La mia prediletta – Romy Hausmann



Romy Hausmann
La mia prediletta
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In una fredda notte un’ambulanza soccorre una donna investita. Con lei c’è una bimba. Dice che sua madre si chiama Lena, ma non sa dare altre informazioni. Né sa dire dove viva né il nome del padre. Anzi afferma che vivono nascosti nei boschi perché nessuno li deve trovare. Quando poi aggiunge con nonchalance che la madre ha ucciso per sbaglio il padre e che il fratellino è a casa a togliere le macchie dal tappeto, non resta che chiamare la polizia. E proprio un poliziotto arrivato in ospedale crede di sapere chi sia la donna che giace incosciente nel letto: Lena, la figlia del suo migliore amico scomparsa 14 anni prima.
Ma le sorprese non sono finite, perché la donna non è Lena ma Jasmin, scomparsa da alcuni mesi anche se la bimba risulta essere la figlia naturale proprio di Lena e quindi la nipote dei due genitori accorsi nella speranza di avere ritrovato la figlia.
Dove è Lena? Cosa è successo negli ultimi quattordici anni? Perché la piccola Hannah chiama mamma Jasmin che è stata rapita solo pochi mesi prima? E soprattutto chi è l’artefice di questo orrore?
Sono molte le domande a cui si dovrà trovare un risposta in un racconto che si snoda a due voci alla ricerca della verità. Da una parte abbiamo Jasmin che piano piano, tassello dopo tassello, ricostruisce i suoi mesi di prigionia conducendo un’indagine anche all’interno di se stessa. Per riuscire a superare il trauma deve capire non solo chi è stato, chi le ha rubato il suo tempo, ma anche chi è la Lena di cui ha dovuto prendere il posto.
L’altra voce è quella di Matthias, il padre di Lena, che con la moglie non ha mai smesso di sperare che la figlia potesse riapparire sana e salva. Negli anni ha tentato in tutti i modi di mantenere vivo l’interesse intorno al caso, e con esso la speranza, anche ricorrendo alla stampa che si era buttata a capofitto sulla storia di sua figlia, scavando nei meandri della sua vita e distruggendo l’immagine di brava ragazza studiosa che il padre aveva cercato di dare. Gli stessi media che ora si gettano come avvoltoi sulla vicenda dei suoi nipoti. Ma va bene così per lui, diventato in un certo senso egoista e disposto a tutto pur di avere la verità, specialmente ora che vede la possibilità di riavere la famiglia che aveva perso. La moglie invece non vuole più cadere vittima della stampa e delle sue manipolazioni.
La mia prediletta è un thriller psicologico che prende spunto dai molti casi di cronaca di cui abbiamo letto negli anni: donne segregate per anni in scantinati o in rifugi in mezzo ai boschi. Le due voci narranti raccontano l’orrore da due punti di vista diversi, quello del rapito e quello di coloro che restano. È evidente però come ci sia qualcosa che li accomuna: entrambi sono senza risposte, sospesi in un tempo e in un dolore senza fine . E poi ci sono loro, i bambini nati da queste tragedie e cresciuti in un mondo che non esiste se non negli incubi peggiori e che vivono una loro normalità che è aberrante. Alla fine de La mia prediletta una risposta a tutto questo dolore ci sarà: ma sarà solo la soluzione del thriller, non dei drammi umani che un crimine del genere provoca. Sono tutti vittime. Per sempre.

Cristina Aicardi

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