La notte delle falene



Riccardo Bruni.
La notte delle falene
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Davvero interessante il nuovo romanzo di Riccardo Bruni.
La giovane Alice viene ritrovata morta in una notte d’estate e il padre di lei non esita a farsi giustizia con le proprie mani, massacrando il Marcio, un povero idiota che lavora al suo servizio e che in passato aveva molestato la ragazza.
Il corpo è infatti stato ritrovato nei pressi della sua baracca e l’uomo aveva con sé il ciondolino a forma di tartaruga della povera Alice.
Dieci anni dopo Enrico, fidanzato, all’epoca, di Alice, torna sui luoghi della tragedia, per comprendere veramente cosa è successo in quella notte maledetta e chiudere definitivamente una tragica parentesi della propria vita.
Ed è a questo punto che le vicende, che parevano così semplici nella loro dolorosa tragicità, incominciano a ingarbugliarsi, tra vecchi amici che forse tanto amici non erano, genitori ancora straziati dal dolore e adolescenti inquiete e desiderose di capire.
Tutto ruota intorno a un vecchio telefonino di Alice, sul quale la ragazza aveva inviato alcuni messaggi a Enrico, anche, apparentemente, dopo la propria morte.
Come al solito, per quanto riguarda la trama, dobbiamo fermarci a questo punto, ma il lettore si fidi… la storia si sviluppa in maniera avvincente sin dalle prime pagine, tutto avrà alla fine la sua logica spiegazione e, soprattutto, non mancheranno parecchie sorprese sino al finale, assolutamente inaspettato.
Bruni è veramente bravo a mantenere serrate le briglie della narrazione (in cui interviene spesso anche la stessa Alice), resa più intrigante dal quasi costante ricorso al presente, e a creare una suspense quasi costante per tutte le pagine del romanzo.
Molto validi anche le caratterizzazioni e l’approfondimento psicologico di tutti i personaggi, anche quelli minori (memorabile, in proposito, la figura della guardia privata Enzo Porretta (Roger, centrale!), destinato suo malgrado a diventare un eroe della vicenda, che si presterebbe da sola ad un film con l’Albertone nazionale).
Intrigante e ben scritto.

 

 

Gian Luca Antonio Lamborizio

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