Settima indagine scritta da Fulvio Capezzuoli che vede come protagonista il commissario Maugeri nella Milano del dopoguerra
Nell’aprile del 1949 un uomo, di una trentina d’anni circa, approda in via Fatebenefratelli, alla Questura di Milano in evidente stato confusionale. O peggio. Infatti non si regge in piedi anche se prova a dire qualcosa, a spiegarsi in una lingua sconosciuta. Ma le sue condizioni precipitano rapidamente, sbianca, cade a terra, farfuglia ancora alcune parole incomprensibili e muore. Secondo il medico legale le ipotesi plausibili per quella morte sono due o un attacco cardiaco ma più probabile, a suo vedere, un letale avvelenamento da stricnina.
Il caso si presenta subito complicato per il nostro commissario Maugeri, reduce da una troppo breve nottata di sonno dopo una lunga visita con moglie e figlio ai genitori, e per la sua solita squadra capitanata dal’ispettore capo Valenti e con per colonna l’inossidabile Palumbo. Il morto, piombato loro tra capo e collo, è privo di documenti per cui nessuna idea di chi sia e da dove provenga e perché sia arrivato in questura. Ma non basta perché in poche ora la faccenda assume i contorni di un caso da incubo. Il carro mortuario infatti e i due incaricati, autista e portantino, che doveva portare il cadavere messo in una bara all’obitorio scompaiono durante il trasferimento all’Istituto di Medicina Legale con il loro funebre carico. Un testimone dichiarerà di aver assistito a un falso blocco della polizia con un uomo in borghese che inalberando un paletta aveva fermato il furgone mortuario. Furgone che, ohimè, con i suoi passeggeri vivi e morti verrà ritrovato solo il giorno dopo, nel Naviglio della Martesana, poco prima di Vimodrone,in una zona di campagna ben poco frequentata L’ha notato sporgere appena dall’ acqua un pescatore che, dopo aver raggiunto il paese, ha dato l’allarme da una tabaccheria. I due incaricati sono stati drogati e uccisi mentre la bara è stata scoperchiata e il corpo della sconosciuto trafugato. Ma perché? A Maugeri e ai suoi uomini che dispongono tuttavia di foto e impronte del cadavere non resta che allargare le indagini ai Servizi internazionali e fare il giro dei consolati per cercare di scoprirne la provenienza. Ciò nondimeno una misteriosa e minacciosa telefonata proveniente dall’Inghilterra, di qualcuno che si spaccia per un agente dell’Interpol, suggerisce al commissario di lasciar perdere l’indagine se non vuole ritorsioni sulla sua famiglia. Naturalmente il vice questore, messo al corrente, fornisce subito adeguata scorta a moglie e figlio di Maugeri, ma ben presto a complicare la situazione la questura di Milano verrà informata del coinvolgimento dei servizi segreti di alcuni paesi stranieri nelle indagini per la morte dello sconosciuto. Si fa anche cenno a un presunto colpo di stato in una nazione vicina all’Italia. I poliziotti non devono interferire con le mosse degli agenti dei servizi. Ma i morti milanesi non sono finiti perché verrà anche ucciso a colpi di pistola un certo Valenti che aveva dato a Maugeri appuntamento in un alberghetto di terza categoria. Appuntamento segreto per offrirgli importanti rivelazioni sul caso.
Un biglietto per uno spettacolo del Circo Maxim ritrovato nella stanza di Velenti porterà il commissario a indagare su quel famoso circo equestre internazionale, allestito alle Varesine per i giorni festivi della Pasqua. Per cercare di vedere più chiaro su tre fratelli domatori di foche albanesi e soprattutto scoprire tra loro cosa nasconde la bella e reticente sorella.
L’indagine, molto articolata, si attorciglia subdolamente tra un cadavere scomparso, efferati omicidi, continui strani ostacoli, un circo che copre altre cose, viscidi funzionari governativi veri o falsi e spie di ogni paese, in contrasto tra loro, mentre a sprezzo di vite umane e della società civile, si portano avanti colpi di stato. E la soluzione, come accade spesso nei romanzi di Capezzuoli, si nasconde nelle cupe pieghe della Storia del periodo post bellico. Ma la storia, di qualunque tempo si parli, cela sempre pagine oscure.