La Voce : il nuovo romanzo di Arnaldur Indridason



Arnaldur Indridason
La Voce : il nuovo romanzo di Arnaldur Indridason
guanda
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L’agente Erlendur, con la sua umanità “a piccoli passi”, ci accompagna in un altro avvincente romanzo di Arnaldur Indridason, scrittore islandese di fama ormai mondiale.
Una partenza potente, come un colpo di pistola sparato all’improvviso, riesce ad imbrigliare il lettore e a depistarlo durante tutta l’indagine ambientata unicamente in un lussuoso Hotel, a Reykjavik.
Nulla serve l’avvicinarsi delle festività natalizie a celare la tragedia e la miseria dell’uomo.
Anzi vittima,assassino e agente sono stati segnati dalla disgrazia che li ha resi speciali e diversi.
Rapporti famigliari violenti, tossicodipendenza, prostituzione, omosessualità, aspettative frantumate e disattese velano una storia che è molto di più di quanto è scritto, come se un cinismo dolente e sfrontato volesse urlare ciò che è sopito in un seminterrato.
E solo Erlendur , nella sua complessità di uomo dei nostri giorni, riesce a trarre la forza da una ferita che mai si cicatrizza, come a voler dimostrare che esiste sempre una possibilità per chi la vuole cogliere.
Un romanzo introspettivo, di ricerca, avvincente, sofferto, perché come dice Indridason “ non c’è divertimento nella felicità”.

MilanoNera ha intervistato l’autore,Arnaldur Indridason, in occasione della presentazione italiana del suo nuovo romanzo.

Parliamo del nuovo romanzo “LA VOCE”, perché la scelta di aprire subito con l’omicidio di Gulli nelle vesti di un Babbo Natale seminudo, ritrovato in uno scantinato?
Ho voluto un inizio potente per coinvolgere da subito il lettore, come nel libro “la signora in verde”.

Il paesaggio quasi non compare, solo l’Hotel che può essere visto come un contenitore, un luogo “in cui non pensare”, un luogo solo apparentemente raffinato e incorrotto, può essere una metafora per descrivere la società islandese attuale?
La storia è stata ambientata solo nell’albergo, in un luogo chiuso, perché ho voluto fare un esperimento attingendo all’esperienza magistrale di Agata Christie, piccoli dettagli che conducono alla verità, poche azioni e poche persone coinvolte, come se fosse un “Microcosmo del mondo”.
No non ho voluto usare questo “contenitore” come metafora della società islandese.

L’umanità di Erlendur ci accompagna ancora lungo l’indagine, che cosa è cambiato in lui rispetto agli altri due romanzi “Sotto la città” e “La signora in verde”? e in lei come scrittore?
Io come scrittore non sono cambiato, è intercorso poco tempo dai romanzi da lei citati a questo ultimo; invece l’agente Erlendur si è evoluto a piccoli passi, a piccoli “step”, ha un carattere chiuso, si sta aprendo lentamente nei confronti del suo passato che non ha ancora accettato. E’ un personaggio molto umano, che si cala nei panni delle sue vittime, che vuole capire la sua storia, il suo mondo, la sua vita, in quanto è un mistero sia per se stesso che per gli altri.

Sia La vittima (la perdita della voce e il frantumarsi delle aspettative e dei sogni, il litigio con il padre e la fuga) che l’agente Erlendur (la perdita del fratellino durante una tempesta di neve, da cui il suo non sentirsi all’altezza delle proprie responsabilità e il suo distacco e abbandono da moglie e figli) hanno un’adolescenza segnata da tristi avvenimenti che influenzeranno le loro vite, nelle scelte e negli errori.Queste sventure li accomunano e cosa li può vedere simili e cosa diversi?
Sì penso che siano simili. Soprattutto per i rapporti famigliari, rapporti tra padre e figli.
Erlendur ha ignorato i suoi figli, si è sempre sentito non all’altezza delle sue responsabilità, ma si rende conto delle vie tremende imboccate dai suo figli. Tutti i miei libri trattano di questi rapporti perché vorrei dare questo messaggio “tenetevi cari i vostri bambini, assumetevi le vostre responsabilità e non cercate di controllare le loro vite, ma assecondateli”

Quanto di lei c’è nei suoi personaggi e si può dire che ormai camminino da soli?
C’è somiglianza di me in Erlendur e i miei personaggi camminano da soli, assumono il controllo tanto che a volte mi chiedo se sono loro o sono io a scrivere la storia

Il personaggio complesso e sofferente di Eva, che ruolo ha effettivamente?
Eva ha un ruolo molto rilevante, rappresenta la realtà della vita famigliare, è quella parte della vita che Erlendur rifiuta, è la sua coscienza, lo mette davanti alla vera realtà e nello stesso tempo gli consente di aprirsi, di guardarsi.

Un inglese, l’unico inglese , l’unico straniero del romanzo, è un collezionista, ha qualche ragione questo ruolo un po’ insolito? E perché è interpretato da uno non del posto?
Il collezionista inglese rappresenta il mondo esterno ed è una sorta di metafora per sottolineare lo sviluppo dell’Islanda che sta uscendo dal suo isolamento, grazie ai viaggi, agli scambi culturali, a internet.

Il suo romanzo tratta di problematiche come la tossicodipendenza, la prostituzione, i rapporti difficili tra genitori e figli, l’omosessualità, è ancora una volta “un veicolo culturale”?
E perché utilizza il romanzo giallo per descrivere temi così attuali e scottanti?
Credo che il romanzo sia effettivamente una descrizione dell’Islanda attuale,ma questa realtà non è diversa da molte altre città europee. Il romanzo giallo riesce a descrivere molto bene queste tematiche,riesce a centrare il realismo della società, riesce ad essere estremamente realistico e per me è assolutamente importante scrivere di ciò che si conosce.

Riesce come sempre nei suoi romanzi a far scoprire l’assassino solo alla fine, a immettere sulla scena sempre colpi di scena, a depistare il lettore e il protagonista con ciò che viene scoperto sul luogo, è un’abilità naturale o frutto di un duro e ragionato lavoro di scrittura?
E’ una tecnica complessa, assolutamente, è frutto di uno sforzo consapevole, le informazioni sbagliate sono importanti come quelle corrette, è bello disseminare il lettore durante l’indagine….

Si definisce uno scrittore di genere o uno scrittore toutcourt?
Mi definisco solo “uno scrittore”

Si può vivere a suo parere di sola scrittura oggi?
Sì, si può, io lo faccio dal 2001 e ne sono felice.

Le chiedo di dirmi in breve qualche cosa che racchiuda il suo modo di essere
Domanda difficile per un nordico….ecco lavoro troppo e forse dovrei rilassarmi di più

Progetti per il futuro?
Una nuovo romanzo, prosieguo della mia serie.

claudia caramaschi

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