La porta sulle tenebre



Massimo Pietroselli
La porta sulle tenebre
Mondadori
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Roma, 1874. La Roma umbertina, a pochi anni dalla sospirata unità d’Italia, sembra aver unito il peggio della vecchia corruzione papalina con il peggio della burocrazia sabauda. Scandali bancari ed edilizi, misteri sempre più fitti via via che si ascende tra le più alte cariche istituzionali minacciano la giovane nazione. E Roma, che si appresta a diventare una grande capitale, è ancora una cittadina buia, sporca, violenta, piena di sacche di miseria e di arretratezza. Questa è l’aria soffocante che grava su Roma quando tre feroci delitti la scuotono: il giorno di carnevale, mentre la folla mascherata impazza per le strade, l’editore Raffaele Sonzogno, proprietario del giornale “La Capitale” viene massacrato a coltellate. Sei mesi dopo, la Confraternita della Morte Desolata rinviene un ragazzo ucciso e marchiato – pare dall’enigmatico simbolo di una doppia W, mentre il corpo gonfio di una vecchia mendicante viene ripescato nel Tevere. Contemporaneamente sparisce Guido Tremolaterra, giornalista ambiguo e scrittore di un orrorifico romanzo pubblicato a puntate: Il mistero del dottor Bellacuccia. C’è molto da fare per l’ispettore di Pubblica Sicurezza Corrado Archibugi, giovane funzionario piemontese per cui il cupo mondo romano è davvero una “terra di frontiera”; e per il suo collega Onorato Quadraccia, ex sbirro papalino, grandiosa figura di uomo introverso e violento, ma con una sua vulnerata sensibilità tutta da scoprire.

La trama scorre via bene e il lettore indaga come e più degli ispettori incaricati. Archibugi e Quadraccia sono ben delineati e forse un po’ stereotipati nelle figure classiche del torinese e del romano. Se il torinese fa la figura dell’ultrapreciso (sembra un antenato di CSI) al romano tocca la parte grezza del lavoro fatto coi metodi antichi, fino a far roteare il mazzo di chiavi in faccia ll’indagato se occorre. In tutto questo quadro molto ben affrescato l’unica nota non proprio convincente è la ricostruzione delal Roma del 1874; un po’ povera per un romanzo storico.

stefano favaro

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