La solitudine del Minotauro – Francesco G. Lugli



Francesco G. Lugli
La solitudine del Minotauro
Laurana
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Remo Giorgi è un commissario della Digos a Milano. È un lupo solitario, dal carattere schivo e dall’affettività tormentata. L’indagine che gli viene affidata dal procuratore Goretti è delicata e riguarda il ritrovamento di cadaveri mutilati e senza organi interni. Giorgi crea subito una squadra con i suoi colleghi più affiatati: Puglisi, Montecchi, Garlini e Costazzi affiancati dall’esperto informatico soprannominato Pegasus. Mentre le morti si moltiplicano, il commissario vede disegnarsi in una spirale di violenza e di sadismo mentre cerca il filo rosso che unisce le vittime. Chi è a capo dei criminali che compiono questi orrendi delitti? Qual è il loro movente? Giorgi dovrà affrontare dure prove per scoprire la terribile verità.

Il poliziesco inizia subito in medias res, con il commissario che si risveglia con uno squarcio nella schiena dopo una notte movimentata trascorsa con una splendida ragazza. Da lì comincia la lenta ricostruzione di tutta l’intricata vicenda, dai ritrovamenti dei primi cadaveri alla pista inequivocabile che porta a un’associazione criminale dedita all’espianto di organi. Il mistero centrale resta quello del perché infieriscano sui corpi e chi sia la mente dell’organizzazione. E qual è il ruolo di Sean, l’affascinante e pericolosa ragazza che seduce le vittime?

Il protagonista indiscusso è Giorgi, con la sua vita complicata, i drammi familiari irrisolti, il carattere scontroso e un grande fiuto per investigare. I componenti della sua squadra sono tagliati su misura, fedeli, duri fino a essere spietati, sempre pronti a difendersi l’un l’altro. Tanto che quando si respirerà odore di tradimento sarà un colpo difficile da parare, tanto quanto la morte di alcuni di loro.

Emergono i dettagli crudi delle torture e degli espianti praticati in tetre e sporche cantine di edifici abbandonati che fanno da contro altare al luccicante mondo della moda dove sembra mietere le sue vittime la misteriosa organizzazione.

È una Milano noir che fa da sfondo al romanzo, tra moda, feste, alcol, droga e movida sui Navigli. Una Milano di notte dove il buio talvolta può essere più rassicurante della luce dei lampioni. E l’alternanza di luci e ombre caratterizza tutto il testo non solo nel descrivere i paesaggi e le atmosfere, ma soprattutto nell’addentrarsi nei meandri più nascosti dell’animo umano. Amore, morte, desiderio, passione, giustizia sono sentimenti vissuti al massimo, senza mezze misure, tanto che bene e male si confondono in un unico esplosivo mix che si ritrova, in proporzioni diverse, tanto tra i buoni ce tra i cattivi.

Le rivelazioni finali sorprendono il lettore e chiudono il cerchio della narrazione offrendo una spiegazione a tutti i quesiti sparsi tra le pagine. Il chi e il perché si chiariscono e una forma distorta di giustizia si protende per mettere la parola fine.

Cristina Bruno

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