Un cocktail di tre gialli tutti da leggere in questi giorni della merla.
Il mistero della Loggia perduta di Matteo Bortolotti, Felici
Cosa fate se, nel leggere un giallo, scoprite che il colpevole invece di essere il maggiordomo è la vittima? E poi una vittima uccisa tre volte? Una sceneggiatura azzeccata, un coup de theatre impertinente e che ribalta gli schemi del genere rispecchia, a grandi linee, la trama, de Il mistero della loggia perduta. Ambientato a Bologna, il romanzo (il primo di una serie, perché no?) mescola giallo e commedia, massoneria e pizzaioli detective, scambi d’identità, segreti e inseguimenti all’ombra dei portici. E a indagare è lo scrittore Matteo Bortolotti, 150 QI, alter ego dell’autore in divisa: giacca verde pistacchio e camicia hawaiana e, allo stesso tempo, un po’ Sherlock Holmes alla Robert Downey junior e un po’ Jessica Fletcher, che deve correre sulle tracce dell’assassino e di un misterioso tesoro massonico. Il personaggio quasi classico, dunque, di un giallo tradizionale. Il Matteo Bortolotti protagonista è uno scrittore di un certo successo, ha pubblicato una serie di gialli interpretati da Joe Rocco, ex attore di film porno che indaga su delitti nell’alta società. Matteo corre donchisciottescamente in aiuto e si accolla tutte le indagini, quale ghost-detective, per conto del suo amico, il commissario Tindaro Abate, che ha scoperto di essere affetto da Alzheimer. Un giallo vecchia maniera, con un investigatore buono e che mira a riportare l’ordine ma che, allo stesso tempo, ci offre un dosato mixer di umorismo e critica sociale. Con come risultato, a detta dell’autore: il delitto per diletto.
Portami a ballare di Giovanni Ricciardi, Fazi
Estate romana e Ponzetti, il Montalbano romano, si confronta con una nuova indagine. Il caso è l’omicidio del ghost writer, che riuscirà a trascinarlo fino a Santiago di Compostela. Il commissario Ponzetti non ama l’estate. Le valigie sono chiuse ma lui si fa in quattro per saltare le vacanze al mare, in famiglia, a Lavinio e s’imbarca in una nuova avventura romana, i realtà quasi una saga latino-americana, con il sapore del tango argentino. L’occasione o meglio la scusa per restare a Roma gliela offre l’omicidio di Andrea Perfetti, ghost writer di Bolsena, che si è fatto accoltellare sotto gli alberi di Porta Latina, proprio dove lui, da bambino, tanti anni prima passava i caldi e torpidi pomeriggi agostani. Ma a fargli compagnia nella capitale semi deserta, troviamo anche il suo fedele ispettore Iannotta, che problemi di stomaco rendono vittima di una strana dietologa che gli ordina di nutrirsi di pensieri positivi e… gli vuota il portafogli. L’indagine si rivelerà più complicata del previsto e il commissario si ritroverà, suo malgrado, in Spagna lungo il cammino di Santiago di Compostela. Ci sono tangueri, ricordi di amori infelici, figli senza padri. Ruoli e identità che si confondono. Fantasmi in circolazione? Leggere per credere!
Notti di guardia di Giuseppe Naretto, Ponte alle Grazie
Coinvolgente e interessante reportage specialistico, poliziesco e psicologico di Massimo Dighera, un medico rianimatore con l’animo dell’investigatore. A voi qualche cenno: la storia prende il via la notte del ricovero in rianimazione di Aldo Martinez, un imprenditore vittima di un incidente stradale. Massimo Dighera, in turno di guardia, viene coinvolto totalmente nel caso, come medico e come persona. I contatti, i colloqui, le confidenze delle persone vicine al paziente, moglie, figlio amante e con un misterioso testimone dell’accaduto, scatenano in lui una catena di dubbi, intuizioni e una serie di questioni irrisolte che si intersecano con i problemi clinici. Un po’ per caso e un po’ per curiosità, Dighera inizia la sua caccia a quella che crede la causa dell’incidente del signor Martinez. Scoprirà qualcosa che forse era meglio non sapere e che lo coinvolgerà profondamente dal punto di vista umano, dando una nuova luce alla sua vita e al suo lavoro. Una storia intrigante, ma reale, con per scenario i luoghi più privati di un ospedale: il pronto soccorso, le sale operatorie, la terapia intensiva. Luoghi, o forse misteriose prigioni, dove i malati (spesso incoscienti e collegati a una macchina) dipendono dalle loro cure, dove i rapporti umani si confrontano con le diverse reazioni dei familiari. Dove il medico per dare veramente aiuto dovrebbe forse limitarsi a fare il suo lavoro di medico.