Ledesma ci rivela una Barcellona nascosta, quartieri frequentati da un’umanità eterogenea le cui uniche ragioni di vita sembrano essere Bacco, tabacco e Venere, ma senza la preoccupazione per le terribili conseguenze paventate dal famoso proverbio di cui sono oggetto.
Seguiamo quindi le peripezie di Amores, giornalista perseguitato dalla sfortuna e da un’esistenza che si trascina a fatica, ma che si trova involontariamente protagonista della scoperta di due omicidi in circostanze tragicomiche.
L’ispettore Mèndez, dalla moralità se possibile ancora più dubbia dei personaggi con cui ha quotidianamente a che fare, si mette sulle tracce dell’assassino incrociando spesso e (poco) volentieri il taccuino avido di indizi di Carlos Bey, reporter de La Vanguardia a caccia dell’indagine del secolo e distratto dalle provocazioni di una donna enigmatica.
Il quadro si completa con la presenza silenziosa e solo apparentemente marginale dell’avvocato Sergi Llor, spinto quasi per caso a svolgere delle indagini parallele su un delitto e ripiombato d’improvviso nel quartiere popolare dove ha trascorso infanzia e giovinezza, prima del grande successo che l’ha catapultato nel dorato mondo del centro fatto di feste mondane, una moglie esigente e una vita calcolata sul conto in banca.
Sarà questa esperienza a fargli incontrare una compagna di giochi dimenticata e il profumo delle sue origini, portandolo a una riflessione che fa da sfondo alla cruda realtà di due fatti di sangue e un mistero da risolvere.
Lo stile pungente e colloquiale di Ledesma è uno stimolo irrefrenabile a scoprire quale sarà il prossimo intreccio, spingendoci a soddisfare la curiosità verso un mondo tanto scomodo e a sbirciare, quasi attraverso il buco della serratura, le storie malinconiche di personaggi al margine il cui passato sembra avere più importanza di un futuro incerto e difficile da immaginare.
Le strade dei nostri padri
anna giulia padovan