L’ultima scelta. Il colonnello Arcieri e l’inverno della Guerra fredda



Leonardo Gori
L’ultima scelta. Il colonnello Arcieri e l’inverno della Guerra fredda
TEA
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L’ultima scelta. Il colonnello Arcieri e l’inverno della Guerra fredda
Roma, gennaio 1970. Il colonnello Bruno Arcieri, la settantina all’orizzonte, ormai a fine carriera (in realtà sarebbe già in pensione), è arrivato a Roma la settimana prima per consegnare una borsa ricevuta a Milano e che conteneva pericolose carte collegate alla strage di Piazza Fontana. Ha una nuova vita affettiva, si è trasformato in una ristoratore, in un intenditore di musica moderna, ha nuovi interessi, nuovi amici… Quella sortita romana dovrebbe essere l’ultimo debito da pagare al suo passato e invece, prima di poter tornare a Firenze, viene convocato segretamente dal maggiore Bertini, alto dirigente dei Servizi.
Arcieri conosce Bertini, lo ritiene pulito e proprio per questo lo sta a sentire, mentre gli chiede di prendere parte a un’ultima operazione. Pare che una fonte dell’Ovest intenda cambiare campo e cedere informazioni utili a smantellare il nocciolo duro dei cosiddetti “Servizi deviati”, ma questa persona, un americano, si fida di Arcieri e tratterà solo con lui. Arcieri dovrebbe incontrare un intermediario fidato e, per suo tramite, entrare in contatto con il “traditore” e valutarne l’attendibilità. Quando accetta, viene condotto con la sua macchina in una villa semiabbandonata nelle colline senesi dove una sua vecchia conoscenza, Nanette, gestisce un pensionato per studentesse straniere. Là incontrerà la sua fonte, l’agente Zero. Per presentarsi meglio, la spia americana rivela subito di essere appoggiato anche dai servizi israeliani, e dunque raccomandato da Elena Contini, grande, giovanile e mai dimenticato amore del colonnello, che gli manda un segno facendo leva sul loro passato per coinvolgerlo. L’importante informazione che Zero vuole vendere a Bertini,  che dovrebbe permettergli di incastrare i  servizi deviati, è il progetto di rapimento di un famoso politico italiano. Bisogna impedirlo. In un primo tempo Bruno Arcieri rifiuta di partecipare all’azione, però alla fine, anche se sa che è pericoloso fidarsi, accetta di partecipare alla rischiosa operazione, forse l’ultima della sua carriera. Il suo senso del dovere ma soprattutto i ricordi hanno avuto la meglio, costringendolo a infilarsi in una trappola premeditata, con tutti i servizi coinvolti che fanno il doppio gioco, in un contorto e terribile intreccio di interessi. Tra agenti doppi, la presenza di due strani hippy tedeschi, informazioni riservate, oscuri e stravaganti personaggi e alle prese con i suoi vecchi fantasmi, Arcieri si trova a fronteggiare un caso complesso, dove tutto e tutti riservano minacciose sorprese. Ma lui, Bruno Arcieri, perché l’ha fatto? Per Elena! Per Elena Contini che in passato non ci ha pensato due volte a voltargli le spalle e che, anche adesso, sembra più lontana che mai?                                                        Con  il freddo e la neve che fanno da bianco e silenzioso sudario a questo gelido romanzo invernale, Leonardo Gori ci ha descritto un Bruno Arcieri invecchiato, inquieto, incerto, spesso costretto ad affrontare scelte esistenziali che lo provano psicologicamente. Tirate le somme, un uomo stanco posto  davanti a un bivio cruciale, perché deve fare i conti con certi ricordi che sono in grado di stravolgere la sua nuova stabilità faticosamente conquistata e gli impongono una scelta, l’ultima, forse quella definitiva…
Per fortuna Arcieri può sempre contare sull’amicizia, l’appoggio e il buon senso del granitico commissario Bardelli, sull’acume, sugli occhi e le orecchie ben aperte e la gratuita lealtà del Maresciallo Guerra, mentre Daniele, dall’incerto futuro, che come una piuma al vento regge un ambiguo timone, Bertini e altri pilastri romani che sembravano punti fermi, ora sono in bilico e poi sfumano, scompaiono? Notevole l’atmosfera, gradevolmente new-age, della villa diroccata vicina a Siena, collegio per fanciulle finlandesi guidate da Nanette, la vecchia puttana, collega e amica da una vita di Arcieri, con la cucina arricchita dai piatti densi di aromi esotici e dalla presenza di Max, un incredibile cuoco, allievo nientedimeno di Ho Chi Min (che lo era stato di Escoffier) chef per anni in un ristorante milanese “La trattoria della Pesa”, (dove gli increduli troveranno ancora attaccato al muro il suo ritratto) prima di tornare in oriente, e dopo vicissitudini, guerre e  guerriglie, guidare il Vietnam del nord con implacabile fermezza fino al 1969.
Grazie Leonardo alla prossima.

Patrizia Debicke

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