Ladri a Nottingham



john harvey
Ladri a Nottingham
giano
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Charlie Resnick, poliziotto inglese di origini polacche, indaga su un furto nella casa di un regista cinematografico di seconda categoria, convinto che la versione dei fatti fornita dall’insoddisfatta moglie del derubato abbia qualcosa che non va. Naturalmente ha ragione, ma ci vorrà tutto il libro per venire a capo dell’intricata matassa.  Ladri a Nottingham – scritto nel 1990 e riesumato solo oggi da Giano – è un gran bel libro, ambientato nella provincia settentrionale e molto “inglese moderno” sulla scorta di Reginald Hill, Ruth Rendell, Ian Rankin, R.D. Winglfield.

Come questi autori, Harvey sa creare una trama impeccabile, ambienti realistici, personaggi sapientemente delineati, in più, moltiplica i livelli narrativi senza perdere un colpo. E non è facile realizzare un poliziesco appassionante in cui non ci sono morti nè sangue, ma solo furti, minacce e indagini. Harvey però è un maestro ed un vero scrittore, capace di piegare il genere e mostrarne la duttilità. Il risultato è che, nel piacere della lettura, l’oggetto dell’indagine perde importanza (come insegna il falcone maltese), ciò che conta è la tensione,  la capacità di descrivere i difetti, i desideri e le frustrazioni dei personaggi, di immergere il lettore nella frenesia della caccia.

Questo dovrebbe insegnare qualcosa a quegli autori che credono che appassionare il lettore significhi elevare esponenzialmente il livello di efferatezza e sanguinosità delle loro fantasie personali.

donatella capizzi

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