L’estate degli inganni. Il ritorno di Annibale Canessa
Il 1980 è stato un anno drammatico per l’Italia: prima un aereo carico di civili precipitato in mare, poi una stazione ferroviaria saltata in aria a causa di una bomba. Ai nostri giorni Annibale Canessa, ex colonnello dei Carabinieri, si trova in Israele per un viaggio di piacere insieme alla cognata e alla nipote. Qui viene avvicinato da una vecchia conoscenza, un agente del Mossad, che gli fornisce le prove per riaprire il caso dell’attentato alla stazione. Tornato in Italia, Canessa decide d’indagare, insieme al fidato maresciallo Repetto e all’amico miliardario Piercarlo. Le tracce li conducono sulle Alpi bavaresi, rifugio di un anziano assassino deciso a liberarsi la coscienza. La sua confessione mette in moto una valanga che coinvolge loschi personaggi del passato, fra cui tre ex Ministri della Repubblica italiana, uomini dei servizi segreti e una spietata killer su commissione.
L’estate degli inganni è la seconda avventura che vede protagonista Annibale Canessa. Dopo il fortunato e convincente esordio nel mondo del noir, l’autore ripropone il personaggio dell’ex colonnello, eroe della lotta al terrorismo brigatista. Stavolta Canessa è alle prese con qualcosa di grosso, una cospirazione tenuta nascosta a lungo e che molti vorrebbero ancora lasciare sepolta. All’ormai consolidato terzetto si aggiunge un hacker capace di violare computer, aprire casseforti e decifrare i codici delle cassette di sicurezza. Il protagonista continua, inoltre, la sua storia con la giornalista Carla Trovati, ben più giovane di lui e con un padre potente che non vede di buon occhio la relazione. Questo di Perrone, così come il precedente, è “solo” un romanzo, che contiene riferimenti a fatti accaduti realmente. Allo stesso modo non ha la pretesa di riscrivere la Storia né d’imporre al lettore teorie alternative. Anche perché, come dice uno dei personaggi, le cui parole sono riportate nella quarta di copertina, “l’Italia può sopportare tutto, tranne la verità”.
L’estate degli inganni
Massimo Ricciuti