L’amica d’infanzia – Jessica Fellowes



Jessica Fellowes
L’amica d’infanzia
Mondadori
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Comunque le invitate appartenevano tutte a un tipo che Kate avrebbe apprezzato: ciascuna di loro era arguta e intelligente, o entrambe le cose, e curava il proprio aspetto.

Ah il noir al femminile!
E chi lo sa fare più? Erano anni che non leggevo qualcosa di così appropriato e coinvolgente quanto L’amica di infanzia della Fellowes. Un romanzo con una trama ben precisa e delineata, addirittura, divisa in periodi di vita. Eppure nonostante a scrivere sia una donna e donne siano anche le due protagoniste del romanzo, il lavoro della Fellowes non si può definire affatto un libro al femminile. 
Quello che racconta l’autrice, infatti, è più qualcosa di ancestrale, di universale, che può toccare tutti. Non sono solo rapporti al femminile, sono condivisioni tra esseri umani. Tanto che se il romanzo avesse avuto un titolo al maschile poco o nulla sarebbe cambiato a livello di sensazioni e trasporto che la trama accende nel lettore. 
Sostanzialmente ci sono due individui che per conoscere sé stessi fino in fondo devo “specchiarsi” nell’altro, e non è vero che la persona che appare più fragile o manipolabile lo sia davvero. All’interno della struttura del noir, infatti, chi legge si ritrova a riflettere o a giudicare ogni tipo di comportamento ed azione delle due protagoniste e quasi mai pensa che ciò che sta leggendo non nasconda, in realtà, una verità altra. Un rovesciamento delle parti che il lettore agogna fin dai primi capitoli aspettando che arrivi da un momento all’altro. 
Punto restando, quindi, che l’essenza del noir si adagia su un rapporto a due, e che i due siano due donne che si conoscono da una vita, quello che succede intorno a loro è ciò che definisce la cupezza e lo splendore della trama. Fellowes gioca sulle sfumature per costruire un romanzo di genere e lo fa in maniera meravigliosa quando non dice cosa ci sia sul serio nel quadro che sta dipingendo una delle due protagoniste, quando inserisce aneddoti su presenze che girerebbero in alberghi di vacanza, quando affronta il tema del suicidio senza indicarne nessuna motivazione. 
Costruire una simile tensione e insieme affiancare a questa un linguaggio semplice, leggero, quasi da lessico familiare, rende L’amica di infanzia un vero capolavoro di genere. Sottolineato mirabilmente dalla scelta del discorso diretto che occupa quasi per intero tutta la narrazione. 
Consigliatissimo. 
Un noir che vi sorprenderà e non poco. 

Antonia del Sambro

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