Bari, aprile 1992. Il maresciallo dei carabinieri Pietro Fenoglio è in forza al nucleo operativo, ed è un militare noto per la sua integrità e, soprattutto, per la sua capacità nel far parlare gli interrogati; si ritrova a dover indagare intorno al rapimento del figlio di un piccolo boss mafioso locale, Grimaldi, avvenuto nel pieno di una guerra per il controllo della zona tra Grimaldi stesso e il suo ex braccio destro, Lopez.
Chiaramente, interrogato, il mafioso non ammette il rapimento del figlio, giustificandone l’assenza con un ipotetico viaggio presso alcuni parenti. Fenoglio, tuttavia, non abbocca, vista anche l’escalation di violenza che colpisce i quartieri del capoluogo controllati da Grimaldi.
Chiaramente tutti i sospetti cadono attorno a Lopez stesso, che potrebbe aver voluto usare il rapimento per spingere Grimaldi ad arrendersi. Di questo non ne sono convinti solo i carabinieri, ma il mafioso stesso, che scatena contro l’avversario una guerra senza territorio, soprattutto dopo il ritrovamento del cadavere del bambino. Ritrovatosi solo, quindi, senza più alcun appoggio logistico e umano, Lopez decide di consegnarsi ai carabinieri per diventare collaboratore di giustizia, garantendo così la sicurezza propria e della propria famiglia e riuscendo ad allontanare i sospetti riguardo il rapimento e la tragica morte del bambino.
Le confessioni di Lopez vengono riportate da Carofiglio utilizzando il linguaggio dei verbali: la scelta è stata voluta, anzi, come ha avuto spiegare anche a noi, è stata fortemente cercata, perché si voleva far risaltare la realtà dei racconti; tutto ciò che Lopez racconta, soprattutto riguardo la storia delle consorterie pugliesi di origine ‘ndranghetista, riguardo la mafia carceraria e riguardo altri particolari, è tutta storia vera.
Anche l’ambientazione è reale: l’inizio degli anni ’90, come ha avuto modo di raccontarci l’autore, è stato il momento in cui la mafia pugliese ha raggiunto il picco massimo di violenza. Poi, la volontà di ambientarlo proprio all’epoca degli omicidi di Falcone e di Borsellino, è stata quella di collocare il racconto nel momento forse più difficile della lotta contro la mafia non solo in Puglia, ma in tutta Italia.
Carofiglio, secondo me, ha raggiunto forse la perfezione nella sua produzione letteraria. In questo romanzo c’è praticamente tutto ciò che io cerco in un giallo: il collocamento in un contesto storico reale, un’indagine per nulla semplice e scontata, la profondità dell’introspezione morale, una sottile ironia che fa da sfondo al personaggio di Fenoglio, un’ironia disincantata, quasi disarmata nei confronti di ciò che sta accadendo.
La narrazione è fluida, è coinvolgente, la trascrizione dei verbali, in particolare, provoca assoluta dipendenza; difficilmente si riesce a staccare gli occhi dal testo, dal momento che si viene calati in questo contesto storico alienante, che risulta ancora più alienante dalla prosa fredda, quasi asettica della trascrizione in gergo giudiziario.
Fenoglio è un personaggio complesso, così come lo è l’avvocato Guerrieri. Il maresciallo nel suo lavoro ci mette l’anima, ma allo stesso tempo prova un profondo sentimento di stanchezza verso un lavoro difficile, tutt’altro che appagante e che lo mette in contatto con un mondo del quale farebbe volentieri a meno.
La trama del rapimento del figlio del piccolo boss locale mi ha richiamato alla mente quel capolavoro che è “Protezione”, di Bill James; il tema di fondo è completamente diverso, ma una delle trame del libro di quel genio di James è proprio quella. Non so se Carofiglio si sia rifatto a quel racconto (lo dubito) o se avesse in mente tutt’altro, ma ad ogni modo il rimando mi è venuto automatico.
Insomma, concludendo (mai ho scritto una recensione così lunga), che devo dirvi ancora su “L’estate fredda”, se non di leggerlo assolutamente? E’ un libro che, secondo la mia modesta opinione, fa letteratura, tanto gli ingredienti sono stati bilanciati perfettamente. Nulla è fuori posto, nessun aspetto va a pesare più di altri nella “carta” degli ingredienti. E’ un romanzo completo, complesso, profondo, che vi terrà letteralmente attaccati alle pagine e, quando arriverete alla fine, guarderete l’ultima pagina con stupore, come quando ci si risveglia da un sogno strano ma allo stesso tempo così intenso da sembrare reale.
A questo link potete trovare l’intervista rilasciataci da Gianrico Carofiglio:
http://www.milanonera.com/grandi-ospiti-del-noir-festival-intervista-gianrico-carofiglio-lestate-fredda/
L’estate fredda
Niccolò Valentini