La Grancontessa Matilde di Canossa, o Mathilde, o più correttamente Matilde di Toscana (1046-1115), uno dei personaggi più affascinanti del Medioevo – e bella la danno i ritratti arrivati fino a noi – fu contessa, duchessa, marchesa e regina medievale, contessa di un vastissimo dominio che si stendeva tra la Toscana e il Lazio.
Ricostruire una storia e un periodo ostico, complicato e confusionario come quello vissuto dalla immensa Matilde di Toscana, come si è accinta a fare Elisa Guidelli deve essere stato impresa faraonica. Penso alla mole di materiale tra cui districarsi che si doveva consultare, le tante leggende attorno alla sua persona da combattere o convalidare usandole per la fiction, i miti da sfatare o rendere vincolanti.
Elisa Guidelli si è rimboccata le maniche e ha scritto una lunga biografia romanzata ma allo stesso tempo realistica e, se possibile, anche a tratti romantica della sua Matilda (vi confesso che nonostante la sua celebrata avvenenza ho sempre pensato a lei, come a un uomo in gonnella) rispettando scrupolosamente un pesante scenario fatto di date e vicende storiche medievali.
Realistica e romantica, dicevo, perché l’autrice pone l’accento sullo scontro con l’imperatore, cugino ed eterno nemico, che sostiene stregato di lei e che per una vita intera si sia battuto per domarla e forse sottomettere il suo provocante corpo di femmina. E dà una sua delicata interpretazione alle maldicenze sulla peccaminosa “puttana” di Gregorio VII, il “suo” pontefice.
Essere donna fu l’unico, insormontabile ostacolo di questa accorta protagonista politica e delle sue straordinariamente lucide intuizioni, condannata per questo e per la ragion di stato a due fallimentari matrimoni, il primo con un uomo per lei repellente, il secondo con un impotente ragazzino di cui avrebbe potuto essere madre.
A mio vedere una serena valutazione su una donna che sapeva combattere come un guerriero, tale infatti era Matilde di Canossa, (per chi non sapesse il castello di Canossa si trova nel comune di Canossa in provincia di Reggio Emilia, nell’Appennino reggiano), mette subito in risalto il suo ruolo istituzionale in un momento cruciale della storia di allora e la sua fortissima personalità in grado di condizionare e tenere al laccio papi e imperatori e, contemporaneamente, di barcamenarsi nella lotta per il potere assoluto.
Per anni e anni ago della bilancia tra Papato e Impero, entrò nell’epocale scontro prima come pacificatrice, poi invece operò un’ ideale scelta a favore della riforma di Gregorio VII, che andava contro i suoi interessi materiali e gli stessi doveri del suo rango, schierandosi apertamente al fianco del pontefice.
In nome dei propri ideali, mise più volte in gioco poteri e dominio. Intere città si ribellarono alla nemica di Enrico IV e “amante” di Gregorio VII, tacciandola di tradimento nei confronti del cugino imperatore.
Ma nonostante le conseguenze dovute alle sue scelte, mise in opera un progetto per creare nella penisola (l’Italia di allora era smembrata tra longobardi e normanni) un contraltare al dominio imperiale.
Alla fine della sua vita invece accettò di rientrare nei ranghi feudali, riconoscendo come imperatore Enrico V (figlio di Enrico IV), nominò duca di Toscana il figlio adottivo Guido Guerra dei conti Guidi e, reintegrata nei suoi pieni poteri, si dedicò al governo del suo dominio, privilegiando il sostegno a chiese e abbazie. Morì di gotta a Bondeno di Roncore nel 1115, novecento anni fa.
Un gigantesco personaggio, una persona vera o un mito favoloso?
Il romanzo di Matilda
Patrizia Debicke