ll tempo infranto



Patrick Fogli
ll tempo infranto
Piemme
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Bologna, 2 agosto 1980, ore 10.25. Esplode la stazione di Bologna, è una strage. Tra le vittime, Dario Mazzanti, padre di Francesco, che all’epoca ha solo cinque anni.
Bologna, 2007. Ventisette anni dopo, una rapina in una banca si lascia dietro il cadavere di un uomo. La stessa banca in cui l’ormai trentenne Francesco lavora. E poco dopo, quella chiamata, qualcuno che vuole parlare di suo padre. Il passato, così faticosamente riposto in un angolo della mente, che ritorna in tutta la sua devastante attualità.
Due piani temporali, due storie parallele, che così parallele non sono. Al contrario, si intrecciano, continuamente, in un intrigo che sembra senza soluzione. Oppure, con una soluzione talmente semplice e chiara da essere impossibile da dimostrare. Chi sono i buoni? Chi sono i cattivi? Alcuni uomini tentano di dare una risposta, chi nel 1980, chi nel 2007, chi attraverso gli anni. Come il giudice Ferri, integerrimo uomo di giustizia, che quel ragazzo, Francesco, lo ha visto crescere senza un padre. Che a suo tempo si è occupato dell’indagine. Che qualcosa sa, ma che pensa che ci sia ancora tanto, forse troppo, ancora da sapere.
“Il tempo infranto”, il cui titolo rimanda all’orologio della stazione bolognese rimasto fermo all’ora dell’esplosione, è un romanzo che intreccia sapientemente verità e finzione per raccontare una delle pagine più buie della storia recente italiana, il periodo delle stragi che ha nella bomba di Bologna il suo momento culminante e, fortunatamente, conclusivo. Un romanzo organizzato per livelli: non solo temporali ma gerarchici, in cui le connessioni tra le organizzazioni terroristiche e i più alti strati della classe politica e militare italiana fanno da sfondo alle azioni dei giovani terroristi neri dietro i cui nomi di fantasia non si fatica a riconoscere la banda di Valerio Fioravanti. Figure, queste, alle quali si contrappone nettamente quella semplice e piena di speranza di Francesco Mazzanti, il cui unico desiderio è quello di sapere chi era davvero suo padre e cosa c’entra con quella bomba che ventisette anni prima gli ha sconvolto irrimediabilmente la vita.
Un romanzo bellissimo, vero, scritto tutto al presente, con uno stile serrato ed un linguaggio a tratti brutale ma che tradisce la profonda partecipazione dell’autore. Un libro per ricordare, o per imparare a non dimenticare.

Davide Schito

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