L’occhio di Dio



Giulio Leoni
L’occhio di Dio
Nord
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Nascondiamoci dietro le quinte perché a ogni nuovo libro di Giulio Leoni – che tratti di passato recente o passato remoto – andrebbe sempre fatto per meglio seguire la pièce che va in scena, dando vita a un teatro enigmatico e affascinante.
Un incipit da maestro, ambientato nel dicembre del 1606, nella fortezza di Palmanova, rivoluzionaria città, erigendo imprendibile (o almeno così dovrebbe) baluardo a difesa del confine orientale della Serenissima contro l’avanzare dei Turchi, dà l’avvio all’ultima fiabesca fiction, thriller di avventura di Giulio Leoni. Un incipit che, pur facendoci intravedere la conclusione della storia, non svela l’intrigo.
Perché poi un impetuoso susseguirsi di richiami e flash back infatti ci fa passeggiare nel tempo. Sempre nel 1606 da Palmanova si torna indietro a Padova, in piena estate. Galileo Galilei – professore presso la locale università e per certe sue ricerche in blando odore di eresia e da anni sotto la francescana lente dell’inquisizione – incontra nella campagna padovana Corvina, una strana donna, ammantata di luminosi veli che, a bordo di un Carro delle Meraviglie, governa una compagnia di deformi girovaghi dalle demoniache sembianze dei mostri di Bosch. Gliel’ha presentata Sagredo (Giovanni Francesco Sagredo suo grande amico e protettore, ricco, nobile e dotto veneziano).
Corvina è una maga o peggio, oppure solo una veggente in grado di indovinare la sorte di chi incontra? Ma il maschilista Galileo, subito intrigato da quella donna, la più bella e conturbante mai vista prima, preso fino al midollo (e peggio) dal suo esotico e sensuale fascino femminile, sembra pronto a rinunciare a tutto, a dimenticare la sua compagna, le figlie bambine a Venezia e altri leggeri amori cittadini.
«Vedo che siete davvero colpito dalla nostra Corvina», disse l’amico, che da qualche attimo lo osservava con attenzione.
«Che creatura incantevole… da dove… da dove viene?» mormorò Galileo.
«Nessuno ne conosce la patria. È apparsa qualche giorno fa con i suoi bizzarri compagni, come nata da un cavolo in una notte di luna piena. O forse dovrei dire scaturita da una radice di mandragora… sapete bene cosa si favoleggia di quella pianta misteriosa! Non avrei mai creduto a certe fole, solo una settimana addietro. Ma oggi… oggi sarei disposto a giurare del suo potere anche davanti al tribunale dell’Inquisizione!»
E infatti Corvina è anche enigmatica e pericolosa. Come il misterioso idolo in suo possesso : l’Occhio di Dio. che lei mostra allo scienziato sostenendo che è giunto dalle Indie occidentali e veniva utilizzato dagli imperatori Inca per scoprire i traditori tra i cortigiani, perché in grado di individuare un’arma nascosta anche in mezzo alla folla. E altre sconosciute meraviglie. Tanto che anche il grande Galileo dovrà porsi il quesito su quale sia il limite esatto tra scienza e magia.
Per lo scienziato scoprire il segreto del funzionamento dell’Occhio di Dio diventerà peggio di un’ossessione. Anche perché quella favolosa invenzione regalerebbe una potente arma alla repubblica veneta adatta a individuare e sconfiggere i nemici in mare. Però la misteriosa Corvina è scomparsa e con lei il suo segreto.
Ma le spie sono ovunque e un ordigno come quello potrebbe fare gola a molti: amici e nemici. Rivelarsi un’arma decisiva. Ma gli scenari europei sono mutati dopo la battaglia di Lepanto e la Serenissima è indebolita, con il Gran Consiglio Veneziano che indugia, incerto se dare battaglia ai Turchi o puntare a un qualche onorevole e profittevole accordo sulla scia dell’imperatore Rodolfo d’Asburgo.
Il nuovo governatore di Palmanova, il Senatore Santucci, fa arruolare Sagredo come tesoriere e Galileo Galilei come architetto militare in grado di completare le opere a difesa delle mura.
E a Palmanova, la diplomazia l’impone, devono incontrarsi grandi veneziani e l’ambasciatore dell’impero ottomano in viaggio per recarsi a Vienna dall’imperatore, mentre misteriose e sconosciute persone si muovono nell’ombra e uccidono senza pietà. Certe voci vogliono la fortezza addirittura infestata dagli spettri. E non mancano stranieri in circolazione, tra i quali, la conturbante Corvina con il suo fantasmagorico Occhio di Dio. C’è odore di tradimento e il male, che si cela, è pronto a colpire senza pietà come un serpente velenoso.

Patrizia Debicke

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