L’omicidio Vera Kall – Hakan Nesser



Hakan Nesser
L’omicidio Vera Kall
Guanda
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Come non pensare a Le Braci di Marai, quando assistiamo alla conversazione tra Henry e Urban? E come non pensare a Woody Allen e alle nuove traiettorie del crimine, spesso familiari?

Le ambientazioni, il clima che si respira, la forte componente psicologica e introspettiva mi hanno rimandato a questi due personaggi, tra loro diversi, ma è un paragone che mi sono sentita di fare.

Tom, L’omicidio Vera Kall, Tutte le informazioni del caso sono tre racconti di Nesser in cui il crimine è esaltato, rinforzato, nelle radici che un tempo erano oscure ma che ora, complici anche i sempre più frequenti casi di cronaca, sono parte sepolta di persone comuni.

Così come comuni sono le persone coinvolte, che indagano, che intervengono in queste tre storie dove l’autore ci porta nelle dinamiche cupe e negli intrighi del suo Nord.

Tom è il figliastro scapestrato, problematico e tossicodipendente che dopo ventidue anni di assenza si fa vivo con una telefonata, nella notte. La madre non vuole che torni ma ormai la catena si è spezzata e le certezze non sono più tali: dov’è, cosa fa, ma soprattutto che significato hanno le sue telefonate, le sue domande, le sue insinuazioni?

Vera Kall è una giovane studentessa che, dopo una festa di fine anno, non farà più ritorno a casa: il suo corpo non verrà mai ritrovato. Parecchi anni dopo due compagni di scuola, Henry e Urban, si ritrovano nella casa sul lago di uno di loro e rievocano episodi della loro vita in comune, della scuola, della gioventù. Tra questi l’immagine di Vera Koll, la Capinera, torna prepotente nelle loro conversazioni e mette in moto le ricerche a partire da un minuscolo e casuale indizio.

Tutte le informazioni del caso sono le notizie che un giovane insegnante deve conoscere per assegnare la valutazione a una studentessa, Sofia, morta in un tragico incidente stradale mentre si recava a scuola. La direzione scolastica ha infatti deciso di onorarne la memoria, riconoscendole il voto finale. L’insegnante si muove tra sconforto e frustrazione: decide così di leggere l’ultima tesina di Sofia, e fa visita ai suoi genitori. La conversazione è inverosimile, kafkiana e il giovane insegnante entra in una profonda crisi.

Ho ritrovato più elementi comuni ai racconti: le dinamiche relazionali attraversate da mancanza di lealtà all’interno della famiglia, la bugia trascinata nel tempo e sempre coperta da altre bugie e altre omissioni, il modo di vivere il dolore, diverso in ognuno,

La profonda capacità di interrogarsi sugli eventi, ma di interrogarsi in ritardo, quando questi sono già accaduti e quando, ormai, si può solo fare chiarezza  non evitare che accadano.

Ma i tre racconti di Nesser sono esemplari anche per acume: dietro una scrittura semplice e lineare si cela una profondità inattesa, che ci avvolge, intensa e persistente come un profumo.

Marinella Giuni

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