Alla fine si maledice il fatto che si sia tratto di un puro divertissement. Che sia stata un’improvvisazione come si trattasse di una session tra i più grandi jazzisti al Blue Note. Perché il libro si apre e si chiude in mezz’ora, ma nel palato resta feroce il gusto di un piatto che ha portato ulteriore fame. Acqua in bocca è il frutto di un lavoro a distanza di cinque anni tra i due più celebri giallisti italiani contemporanei, nato da una sfida lanciata da Daniele Di Gennaro, patron della Minimum Fax, durante la ripresa di un documentario nella casa romana di Andrea Camilleri che coinvolgeva anche Carlo Lucarelli. Come il recente Il nipote del Negus dello scrittore siciliano, il libro si evolve attraverso un fitto intreccio di fogli: rapporti di servizio, referti medici, verbali, lettere private e missive formali tra i due celebri detective, il commissario Salvo Montalbano e l’ispettrice Grazia Negro. Con tanto di cameo dell’ispettore Coliandro (parbleu!). La febbre della scrittura degli attori in causa come sublimazione della sfida a cui hanno dato vita i padri. La vicenda prende piede da un cadavere rinvenuto a Bologna. La vittima, un uomo originario di Vigata, viene ritrovata con un sacchetto in testa, senza una scarpa e con tre pesciolini rossi a fianco. Pur non essendo autorizzata, del caso si occupa l’ispettrice Negro che, vista l’origine dell’ammazzato, chiede aiuto al commissario Montalbano. Parte un’indagine sotterranea tra due neocarbonari della giustizia. Che presto si trovano a rischiare in proprio non solo verso le istituzioni. La montagna ha partorito una cicala dal bel canto. Cresciuta nelle more della fatica letteraria dei due autori nell’ultimo quinquennio. Ora a noi non resta che la speranza dell’arrivo di una formica. Che sulla tratta Bologna-Roma-Vigata (località ormai esistente in tutto e per tutto) adagi, mollica su mollica, un romanzo di maggior peso (sulla bilancia). Con la brutta sensazione tuttavia che Godot forse questa volta arrivi prima.
Acqua in bocca
Corrado Ori Tanzi