Scrivere gialli a più mani

Gli incontri con gli autori del NebbiaGialla hanno un comune denominatore, pur avendo un preciso indirizzo tematico, si trasformano sempre in interessanti occasioni di confronto che toccano ambiti e temi diversi coinvolgendo gli spettatori in un ascolto dinamico e mai noioso. Non fa eccezione la serata dedicata alla scrittura a quattro mani moderata da Paolo Roversi e che ha visto come protagonisti Massimo Carlotto e Francesco Abate.

I due autori hanno illustrato con lievità e precisione come si riesca ad organizzare una squadra di lavoro che metta al centro dei propri intenti la costruzione di un romanzo d’inchiesta. Mi fido di te, romanzo di grande successo, è stato l’esordio della collaborazione tra i due scrittori. Il punto di forza di una scrittura a quattro mani sembra essere proprio l’unione armoniosa di una metodica e precisa ricerca delle fonti unita alla creazione di una trama avvincente per il lettore. Creare quindi un “terzo” scrittore che amalgami esperienze e stili e basandosi sul fatto reale è la base di questa collaborazione che non si è adagiata sul successo del primo esperimento ma si è allargata e nutrita di altre mani.

Per Perdas de fogu, infatti, a firma Carlotto e Mama Sabot, si è voluto creare un gruppo di giovani scrittori sardi emergenti che hanno collaborato attivamente alla stesura del romanzo. I Mama sabot hanno lavorato in prima istanza alla composizione dell’inchiesta con informazioni carpite direttamente sul territorio e lo studio attento degli atti ufficiali e in seconda battuta alla stesura della trama. Massimo ha poi “carlotizzato” il tutto, imprimendo al romanzo il suo marchio: la velocità di lettura.

La parcellizzazione della trama e la conseguente divisione in scene ha consentito a questa straordinaria “macchina narrativa” di dar forma ad un romanzo che accompagna il lettore attraverso tematiche scottanti, suscitando una curiosità attiva verso le fonti utilizzate. Proprio sulla veridicità e l’accuratezza delle informazioni, sui mille scandali nascosti e le piccole drammatiche storie dimenticate si è sviluppata la discussione,accendendo il dibattito e restituendo allo spettatore una serietà e un impegno civile che un tempo caratterizzavano il giornalismo d’inchiesta. Carlotto e Abate si fanno paladini di una nuova stagione di impegno nella quale il noir mediterraneo riscopre ed enfatizza la sua funzione sociale.

Non sono mancati siparietti davvero gustosi sui risvolti organizzativi di un lavoro così complesso e allargato. Il messaggio importante di queste nuove e sperimentali forme del narrare è soprattutto creare un’informazione alternativa e appassionante sulla scia della tradizione orale che si nutre di dati precisi, ma anche di passione per le storie narrate e voglia di verità.

Paolo Roversi ha condotto la discussione attraverso un dedalo di registri diversi riuscendo a far esprimere agli autori contenuti importanti ed esilaranti aneddoti, ciò ha reso l’incontro particolarmente interessante e gradito ai presenti.

Alessandra Anzivino

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