Dal buio è partito e al buio torna sempre. L’uomo del labirinto, il nuovo libro di Donato Carrisi è un nuovo viaggio dentro le ombre, negli angoli scuri della mente e della cattiveria umana.
Tutto inizia con il ritrovamento di Sam , una ragazzina rapita 15 anni prima.
Quindici anni passati segregata in una prigione, in un labirinto, dove ogni punto di riferimento è sparito, scomparso, lasciando posto alla follia.
Punti di riferimento che Carrisi toglie anche al lettore, ambientando sempre i suoi libri in non luoghi e facendoli girare a vuoto, proprio come in un labirinto, un lungo corridoio pieno di porte, di soluzioni, di cui lui solo possiede le chiavi.
A indagare sulla ragazzina, oltre alla polizia, un poliziotto privato che era stato ingaggiato quindici anni prima dai genitori di Sam. E’ il suo unico  caso non irrisolto, quello che vuole chiudere prima che la vita chiuda con lui, perché lui è condannato, ha una malattia terminale e il suo tempo è già scaduto. Un uomo già morto, l’unico che non ha paura di affrontare il male, di infilarsi tra le ombre.
Carrisi pone sempre sul piatto condizione straordinarie, che sconvolgono la normalità : anche il clima fa le bizze, un caldo anomalo e insopportabile costringe la cittadina a invertire il normale ciclo e a vivere durante la notte, nel buio…
Per raccontare la sua storia, Carrisi fa ricorso a molti simboli classici della letteratura e cinematografia dell’orrore: giocattoli, pupazzi, fumetti, oggetti che nella loro quotidianità sono simboli di gioco e gioia ma che si trasformano in altro. Anche quella dello specchio è un’immagine che torna spesso, lo specchio che riflette un’altra verità , che distorce,che mostra il nascosto, che rivela quello che la superficie nasconde…
Carrisi ne L’uomo del labirinto è abile a raccontare una storia e il suo contrario, nulla è mai come appare, e il lettore è calato nel buio costruito dall’autore, circondato dal male, che fatica a riconoscere.
Perché è nella mente il primo posto in cui il male si nasconde e nella mente va scovato e sconfitto.
Un lungo e vorticoso viaggio attraverso le pagine, una trama incalzante e un linguaggio secco e conciso che si attiene alla narrazione essenziale dei fatti, senza tempi morti, dove la storia prevale sulla scrittura che ne è asservita. Carrisi sa come catturare il lettore e trascinarlo in un vortice, farlo perdere davanti agli indizi, metterlo davanti a prove difficili confondendogli la verità davanti agli occhi, mostrandogli ombre e riflessi scuri.
È come tentare di fare il cubo di Rubik citato nel testo: potete procedere tentando di comporre una faccia per volta. Ne componete una, forse due ma appena tenterete  di fare la terza, vi si scomporranno le altre Non è così che funziona, per trovare la soluzione bisogna avere il quadro di insieme, procedere con logica, che spesso è la più difficile da trovare, soprattutto se siete persi nel buio di un labirinto popolato da ombre, mostri e paure.
L’uomo del labirinto
Cristina Aicardi