La formula di Brunelleschi



gianfranco micali
La formula di Brunelleschi
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Fangio Mazzarino č un uomo che, per non scendere a compromessi, ha lasciato il suo lavoro come analista dei servizi segreti e ha scelto di ritirarsi a vita privata. Il suo destino perň non sembra essere quello di restare a lungo con le mani in mano…

Riceve infatti il diario di Giulia Minore, storica dell’arte, morta poco tempo prima per mano di un pirata della strada. Il riferimento alla sua tragedia personale (la compagna morta anni prima in circostanze analoghe) lo spinge a iniziare la sua assurda e vanitosa indagine.

La curiositŕ č il tratto che lo contraddistingue e che lo porterŕ, durante tutta la narrazione, a gettarsi a capofitto nelle situazioni che la prudenza sconsiglierebbe di affrontare.

Il mistero ruota intorno alla cittŕ di Pistoia, dove tutto č iniziato all’epoca dei Della Robbia: Fangio inizia a percorrerne le strade utilizzando il diario come una sorta di guida. Da subito il suo percorso č disseminato di cadaveri, menzogne e persone che non sono quello che dicono di essere: fortunatamente puň contare su una squadra di amici e anche un nuovo amore che porta un po’ di serenitŕ nel suo essere perennemente tormentato. I nemici perň sono potenti, privi di scrupoli e disposti a tutto pur di non perdere quello per cui stanno lavorando da tanti anni…

La ricostruzione storico-artistica che si manifesta specialmente nelle pagine del diario č sicuramente il valore aggiunto di questo thriller: invoglia ad andare a vedere di persona alcune delle opere citate, e soprattutto il fregio dell’ospedale che ha un ruolo chiave in tutta la vicenda.

Brunelleschi, Donatello, Masaccio e gli altri grandi rivivono come esseri di carne e sangue e non solo come geni artistici. Tutti sono in qualche modo legati ai Della Robbia, intorno ai quali ruota il segreto per ottenere gli invetriati, le cui radici esoteriche e mistiche attraggono e spaventano chi ne viene in contatto.

Purtroppo le parti con elementi fantastici e gli incontri con gli spiriti non sono particolarmente armonizzate con il resto della narrazione: questa a volte scorre un po’ lentamente e le parti in cui č descritta la cittŕ e i suoi luoghi meno conosciuti non sono sempre funzionali a un giallo (anche se meritano attenzione le pagine relative ai sotterranei dell’Ospedale del Ceppo).

L’ultima parte č a tratti un po’ confusa: a un certo punto il giro che il gruppo dei buoni compie nel sottosuolo di Pistoia diventa poco comprensibile e non a tutti gli interrogativi iniziali viene data risposta.

Nel complesso si tratta perň di una lettura piacevole che regala una miniera di informazioni sul Rinascimento toscano.

sabrina pittaluga

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