Notturno cambogiano



Philip Coggan
Notturno cambogiano
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Notturno Cambogiano: un viaggio esotico tra le pagine di un giallo.
In “Notturno Cabogiano” si possono davvero assaporare i ritmi, i profumi e persino le sensazioni della vita nella capitale cambogiana, ed in particolare all’interno della piccola comunità degli “Expat”, gli stranieri che si sono trasferiti a Phnom Penh e lì hanno aperto le loro attività, principalmente ristoranti, bar o locali notturni, alcuni con cabaret o altri tipi di intrattenimento con ragazze e anche Ladyboys, gli scenografici quano femminili trans asiatici.
È proprio in questa piccola comunità, dove tutti si conoscono a fanno affari l’uno con l’altro, che avviene un delitto davvero efferato: l’omicidio del proprietario, occidentale, di due locali molto in voga. A indagare, a tratti spinto, ad altri ostacolato dalle forze di polizia, è un suo collega, che ha un più modesto bistrot sul lungofiume: Burl, un australiano che ha sempre cercato di non farsi troppo coinvolgere dalle vicende di questa eterogenea comunità, ma quando uno dei suoi amici viene ingiustamente rinchiuso in prigione si sente in dovere di toglierlo dai guai, finendo invischiato fino al collo in questo cruento delitto.
Inizia così una narrazione in prima persona da parte del protagonista, tra introspezione e dialoghi, spesso anche strampalati, che coinvolgono gli stranieri, per lo più inglesi madrelingua, ed i cambogiani autoctoni, con le loro varie difficoltà linguistiche (molto ben rese anche nella traduzione italiana).
Tutto si svolge con un ritmo davvero frenetico, a volte confusionario, ma che non fa mai perdere il filo degli eventi. I personaggi sono molteplici e durante il corso della storia rivelano le loro differenti sfaccettature, diventando sempre più concreti e complessi.
Le forze di polizia da un lato spingono il protagonista ad indagare all’interno della sua comunità ristretta di stranieri, alla quale non riescono ad accedere, ma dall’altro non vogliono troppe ingerenze, e si dividono tra funzionari corrotti, con le mani in pasta nei vari traffici cittadini, più o meno leciti, e quelli che invece vorrebbero fare pulizia delle mele marce, che appoggiano il protagonista ed i suoi strampalati amici fornendo loro informazioni ed indizi preziosi per la loro indagine parallela, che spesso li mette in serio pericolo.
Notturno cambogiano  ha una narrativa davvero particolare, dove la trama sembra prendere forma mano a mano che il protagonista la vive, in modo decisamente rocambolesco: nulla sembra predeterminato e la confusione delle strade di Phnom Penh insieme con i vivaci personaggi, sembrano ognuno seguire un proprio persorso, fino a comporre una sorta di quadro astratto.
Quella di Philip Coggan è una scrittura particolare e fuori dagli schemi che porta il lettore ad essere sempre al centro dell’azione, senza un attimo di tregua: davvero coinvolgente per quanto insolita.
Il finale, tra colpi si scena e trame svelate, rivelerà quanto possa esser intricato e torbido il rapporto tra la comunità degli “Expat” e i veri detentori dei capitali e del potere nella capitale cambogiana.

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