Pigmeo



chuck palahniuk
Pigmeo
mondadori
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Pigmeo. Uno sconforto per chi ha amato i precedenti lavori di Chuck Palahniuk, verosimilmente irrilevante per chi lo legge per la prima volta.

La trama č pigra, incerta, soffocata in un turbinio di parole che nell’intenzione, forse, volevano rappresentare istantanee della mente nevrotica del protagonista, ma che si chiudono in un linguaggio fin troppo opprimente.

Un ragazzino sbarca negli Stati Uniti inserito in un programma di scambio studentesco, ma ha la vocazione del giustiziere. Appartenente ad una baby gang terroristica orientale, ospite di una famiglia bianca, cattolica e massificata, progetta di colpire Washington con un atto terroristico. Ad interferire con il suo piano penserŕ una bella, americanissima ragazza.

Gli stereotipi dell’adolescente arrabbiato, antiamericano per vocazione, imbevuto di filosofia bakuniana e hitleriana ci sono tutti, a ricordare quanto sia caro a Palahniuk il tema della psicosi dei teenagers. Gli ottimisti si illuderanno di imbattersi nel colpo di scena finale, me nemmeno quest’ultimo desiderio potrŕ essere esaudito, la trama č sconfitta dalla bulimica ossessione dell’autore per scelte linguistiche cosě estreme.

eva massari

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