Anatole



Tom Bilotta
Anatole
WH Books Italia
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Greater Birmingham, Alabama. Siamo negli anni Trenta e a farla da padrona è la povertà e il degrado. Qui ci sono solo neri e di bianchi neanche a parlarne. Ecco, questa è la situazione dalla quale Tom Bilotta parte per raccontarci la storia di Anatole, il suo ultimo romanzo edito dalla WH-Books, editore indipendente che arriva in Italia proprio con questo libro.
Geremia, il protagonista, è un bambino nero affetto da una strana malattia, la vitiligine, che suo malgrado in parte lo rende simile a un bianco. Soprattutto Geremia è stregato dalla musica, ossessionato dalle note e dall’idea di comporre la “canzone più bella del mondo”. Orfano di entrambi i genitori il ragazzo cresce in un istituto gestito dalle suore e diretto da Suor Mary. E’ un giovane difficile, un disadattato diremmo oggi; il turning point della sua esistenza sarà l’incontro con la musica che veramente sarà devastante, e questo incontro è rappresentato da una clavietta scassata che gli verrà donata. A introdurlo ai segreti delle note saranno due maestri che non potrebbero essere più diversi: Francine, una nobile francese arrivata in Alabama quasi per caso e Jeffrey, un musicista jazz di colore che suona tutte le sere in un equivoco locale vicino all’istituto. La musica come sentimento e la musica come armonia dei numeri. La voglia di emergere porterà Geremia a farsi un nome come compositore di colonne sonore e a vincere addirittura un Oscar. Ma l’ossessione che continua a divorarlo al suo interno sarà sempre quella di comporre la “canzone più bella del mondo”. Quasi inutile aggiungere che ciò lo porterà in territori oscuri fino a confrontarsi con la morte.
La storia di Anatole è tutta qui ed è ovvio che non  diciamo come va a finire. Bilotta la racconta con una prosa fluida, limpida, a volte fin troppo. Interessanti sono i personaggi che bene descrivono la società americana del tempo in preda alla Grande Depressione e la nascita della musica jazz, con tutto quello che questa corrente musicale ha significato per la comunità nera. Nonostante la lettura sia piacevole, qua e là però c’è  qualche scricchiolio nella narrazione . Troppo “telefonati” certi passaggi, troppo spiegati e forse l’autore si sarebbe dovuto concentrare meglio a raccontare meno e mostrare di più. Bellissima la copertina, anche se sul retro avrebbe giovato (almeno a parere di chi scrive) l’essere più spartani. Tutto sommato una bella prova.

Marco Minicangeli

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