Caravaggio enigma



Alex Connor
Caravaggio enigma
NewtonCompton
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La storia della vita di uno dei più grandi artisti italiani: Michelangelo Merisi da Caravaggio. Tra gli splendori dell’arte e i violenti piaceri della carne, questa è la triste, esaltante, terribile ma travolgente storia di un uomo senz’altro fuori dal comune. Michelangelo Merisi (detto il Caravaggio). Figlio di Fermo Merisi e di Lucia Aratori, nacque pare a Milano il 25 sett. 1571 dove fu battezzato il 30 dello stesso mese, e non a Caravaggio, dove trascorse la fanciullezza. Qualcosa di quasi superstizioso era scattato dopo il miracoloso salvataggio dall’annegamento del cinquenne Michelangelo ma la sua finta di farsi passare per morto aveva fatto angosciare sua madre. Complice la micidiale peste milanese, che un’inconscia e mai negata accusa materna attribuì proprio a lui, nemmeno fosse una terribile punizione divina, tutta la sua famiglia dovette rifugiarsi in campagna dove il bambino crebbe sentendosi un reietto. Ma presto orfano di padre e di ritorno a Milano, il 6 apr. 1584, poco più che tredicenne, il giovane Michelangelo stipulava con il pittore Simone Peterzano un contratto per un apprendistato di quattro anni, durante i quali il discepolo avrebbe vissuto e lavorato presso il maestro. Peterzano, bergamasco di origine, si diceva discepolo di Tiziano; ma non fu il pennello di Tiziano, né di altri grandi veneziani, a indirizzare la sua opera, molto più collegabile con la cultura raffigurativa della Lombardia orientale. Il culmine artistico di tali collegamenti Peterzano lo raggiunse negli affreschi della certosa di Garegnano, completati due anni prima dell’ingresso del Michelangelo Merisi. nella sua bottega. Ma è evidente che per il suo giovane allievo fu il ciclo di Garegnano, fulgido esempio di rifrazione delle completezza di quella cultura, a stimolarlo a risalirne tutti i principali gradini creativi. Orfano di padre, Michelangelo perse anche la madre quand’era ancora giovanissimo e poco più che adolescente fu costretto a lasciare Milano perché si diceva fosse stato coinvolto in un omicidio. Quando arrivò a Roma, solo e con pochi soldi in tasca, scoprì presto e a sua spese che l’accecante bellezza della città nascondeva anche molti rischi: sopravvivere nel quartiere degli artisti significava solo sapersi destreggiare tra ricchi committenti e spietati criminali. Per qualche tempo lavorò come apprendista, presso la bottega di Lorenzo il Siciliano e poi in quella di Antiveduto Grammatica. Due esperienze poco formative e stimolanti che gli insegnarono soprattutto a lavorare in fretta e in serie. Tuttavia proprio a questi anni, risale una delle sue opere più famose: il Bacchino Malato (1593). A 23 anni entrò a far parte della bottega del Cavalier d’Arpino: pittore molto apprezzato nella Roma di allora. Qui Caravaggio dipinse alcune tra le sue più significative nature morte con fiori e frutta. Ma l’apprendistato presso il Cavalier d’Arpino finì presto a causa dell’irrequietezza e del cattivo carattere di Caravaggio. Altrettanto il 1595 fu per lui l’anno della svolta. La sua vita cambiò al momento dell’incontro con il potente Cardinale Francesco Maria del Monte, che l’accolse nella sua dimora romana di Palazzo Madama, e che fu il primo a intuire il suo grande talento pittorico. Sotto la sua protezione, che del Monte gli manterrà sempre, anche a distanza e nei momenti più drammatici, Caravaggio riuscì a dare una svolta alla sua carriera e la sua fama si diffuse nella capitale. Il Cardinale non solo gli ordinò un gran numero di opere private, per sé e i suoi amici, ma gli fece anche ottenere le prime committenze pubbliche. Caravaggio inizio la sua inquieta e turbolenta ascesa, intrecciando una focosa relazione con la musa Fillide, “la più famosa puttana di Roma” ed eleggendola a sua modella ideale. Il rapporto del grande pittore però con le committenze pubbliche fu sempre difficoltoso. Buona parte della pale d’altare e opere a tema sacro che gli erano state commissionate e alla quali aveva dedicato tutto se stesso, traendone dei possenti capolavori, furono rifiutate. (Vedi la grandezza di La Conversione e di Il Martirio di San Matteo troppo realistici per il bigottismo seicentesco). Il modo con cui lui dipingeva affascinava i suoi contemporanei ma la vivida schiettezza di ciò che rappresentava, il modo con cui lo faceva erano troppo “umani” per essere accettati come oggetto di devozione e venerazione. E per di più la sua attività artistica fu sempre ostacolata dalla prepotenza del suo carattere. Assiduo frequentatore di taverne e luoghi poco raccomandabili, era spesso coinvolto in risse e schiamazzi. La sicurezza con la quale ostentava un talento non comune si scontrava, indebolendolo come persona e professionalmente, con l’estrema facilità con la quale scivolava nella violenza, che gli procurava continui problemi. Aveva molti nemici anche tra i colleghi che vedeva come rivali. In tanti casi, riuscì a cavarsela da situazioni difficili solo grazie all’intervento dei suoi potenti amici ed ammiratori. Con la gloria crebbe però anche la sua arroganza e, nel 1606, Caravaggio si trovò di fronte a un bivio senza via d’uscita. E successe proprio la sera del 28 maggio 1606, a Campo Marzio, quando alla fine di una partita di pallacorda scoppiò una rissa/duello. Rissa scatenata – chi dice da debiti di gioco, chi dalla vendetta della bella Fillide – in cui Caravaggio uccise Ranuccio Tommasoni, pur restando anche lui gravemente ferito. L’omicidio gli procurò una sentenza di condanna alla decapitazione. Era tornato nella polvere, e in più aveva una taglia sulla testa. L’unica cosa che poteva fare era fuggire immediatamente da Roma per rifugiarsi a Napoli…
Romanzo interessante, raccontato in prima persona, si potrebbe quasi definire una romanzesca parte della sua autobiografia, con una trama densa di colpi di scena, elaborata nei dettagli, che getta luce su un periodo della vita del famoso pittore lombardo, uno degli artisti più enigmatici della storia dell’arte italiana. Michelangelo Merisi da Caravaggio, un artista tanto geniale quanto irascibile, ombroso, sfrontato, eccessivo, in perenne fuga dai suoi sbagli. Ma che era un sublime pittore, straordinario nel combinare nelle sue tele l’analisi dello stato umano, con uno scenografico uso della luce. Geniali caratteristiche che gli saranno riconosciute troppo tardi ma che hanno avuto grande influenza sulla pittura barocca. Una vita azzardata, vissuta sempre ai limiti. Ottenne gloria, onori, si guadagnò l’affetto e la protezione dei potenti ma anche della gente più semplice. Un artista di chiara fama, ma che conobbe la fuga, la paura, il disonore, il disprezzo.

Alex Connor
È autrice di molti thriller e romanzi storici, perlopiù ambientati nel mondo dell’arte, tutti bestseller e in cima alle classifiche di vendita. Lei stessa è un’artista e vive a Brighton, nel Sussex. Cospirazione Caravaggio, uscito per la Newton Compton nel 2016, è diventato un bestseller immediato. Con Il dipinto maledetto ha vinto il Premio Roma per la Narrativa Straniera. Caravaggio enigma è il primo romanzo di una nuova trilogia. Per saperne di più: alexconnorthrillers.com

Patrizia Debicke

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