Imperfetto



alessandro zannoni
Imperfetto
perdisa
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Un investigatore privato ai piedi dell’Appennino, un tragico omicidio su cui nessuno sembra voler indagare seriamente, una famiglia potente distrutta dal dolore. Per una serie di circostanze fortuite, il caso passa dalle mani della Polizia a quelle di Merisi, detective dalla facciata ben organizzata ma scalcinato nell’animo. Pagato per «fare carta» e tenere buona la famiglia del defunto, Merisi prende a cuore le indagini e si spinge molto oltre il dovuto.
Alessandro Zannoni, autoreferenziale fino al midollo, parte dai classici USA del genere e rimette mano a un suo precedente romanzo autoprodotto. Ne nasce Imperfetto, un noir che segue le regole. Un libro solo apparentemente normale, però, fino all’epilogo. Poi il ribaltone amaro e la malinconia repressa vengono a galla. Una storia classica, sviluppata con il chiaro intento di immolare la figura del detective privato in un modo che era riuscito, per fare un riferimento, a Chandler – o a Zamberletti, per chi preferisse paragoni nostrani.
E’ l’ambientazione, o forse ancor di più la mentalità che trasuda l’opera, il vero punto di non ritorno. In Imperfetto, belli sia il titolo che la cover Perdisa a firma di Onofrio Catacchio, il private eye diventa occhio privato e non fa mistero del suo essere uomo comune, concreto, fallibile. La trama gialla regge con classe e aggiunge valore all’assunto: i mali della provincia, se sviscerati con padronanza di prosa e passione sincera, possono essere più intriganti di tanti prodotti simili ugualmente ben scritti eppure privi di anima.

matteo di giulio

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